Da Christie’s nel
novembre del 1995 venne battuto all’asta un taccuino di eterogenei
appunti pirandelliani, per intero compilato nel 1914. C’era di
tutto: frammenti poetici, idee di drammi, espressioni
caratteristiche, invenzioni stilistiche, schemi di novellette.
L’unico testo compiuto era La Giara tradotta in dialetto
siciliano e dunque divenuta A Giarra. Sorprese un lungo
frammento di trama (di dramma? di racconto? di romanzo?) raccolto
sotto il titolo I corpi, in cui il critico Nino Borsellino
vide un’ispirazione sado-masochistica. Un altro più breve
frammento ha per titolo La patria
e sembra un temino di quinta elementare per la povertà inventiva e la mancanza di riflessione complessa. Insomma tra i disastri che il
patriottismo produce c'è una sorta di rincretinimento, di costrizione al banale. E dal banale, stavolta, neppure Pirandello riuscì a conservarsi immune. (S.L.L.)
LA PATRIA
Dice che lui non la
sentiva, la patria.
«Non la sento, che posso
farci? Mi pare rettorica. Non la sento».
Dissi: «Ma ne sei stato
mai fuori?»
«Purtroppo no; questo
no», rispose.
«Purtroppo», dissi, «l'avresti allora provato che la senti. La senti sì, e non te n'accorgi. L'aria la respiri; e non ci pensi; la tua lingua la parli; e non ci pensi; tante cose fai, che non sai di fare, che gli altri intorno a te intendono, perché anche loro le fanno senza sapere che le fanno. Ma non lo sai qui; non ci pensi qui. Lo saprai e ci penserai fuori, dove respirerai un'altr'aria e ti vedrai obbligato a parlare un'altra lingua e vedrai che gli altri non fanno più come te e che i tuoi atti non sono più comunemente intesi. E t'accorgerai che è questa, la patria che ti manca, e che tu la senti, e non puoi non sentirla, perché è in te viva. O che credi che sia la patria? L'elmo di Scipio? di cartone?»
«Purtroppo», dissi, «l'avresti allora provato che la senti. La senti sì, e non te n'accorgi. L'aria la respiri; e non ci pensi; la tua lingua la parli; e non ci pensi; tante cose fai, che non sai di fare, che gli altri intorno a te intendono, perché anche loro le fanno senza sapere che le fanno. Ma non lo sai qui; non ci pensi qui. Lo saprai e ci penserai fuori, dove respirerai un'altr'aria e ti vedrai obbligato a parlare un'altra lingua e vedrai che gli altri non fanno più come te e che i tuoi atti non sono più comunemente intesi. E t'accorgerai che è questa, la patria che ti manca, e che tu la senti, e non puoi non sentirla, perché è in te viva. O che credi che sia la patria? L'elmo di Scipio? di cartone?»
da "L'Espresso", 12 novembre 1995
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