Gianfranco Rotondi, di
Forza Italia, già paladino del Governo-Ombra contro Renzi, ex-DC, ha
rilasciato nel gennaio scorso un’intervista al quotidiano ‘Il
Tempo’ che analizza gli scenari politici e che ha come titolo La
vecchia Dc sta tornando. L'intervista precede l'elezione del
presidente della Repubblica, che non ha visto Berlusconi partecipe,
ma la cosa non ha mutato il quadro e potrebbe perfino favorire
l'evoluzione che Rotondi ipotizza e si augura. Posto qui la parte che
su Newspedia ne ha ripresa Annalisa Rossi. (S.L.L.)
Se l’incontro di un anno fa al Nazareno fu un fidanzamento, oggi si può dire che Silvio e Matteo sono promessi sposi. Il salto di qualità è dato dal prezzo che i due leader pagano all’intesa. Proviamo a far di conto: a Matteo l’intesa costerà un nemico a sinistra, poco importa se avrà la barba di Cofferati o il profilo del giovane Civati. Si potrà obiettare che Renzi corre da Berlusconi appunto per non trattare con la sua sinistra interna, ma è pure questa una scelta e dunque un prezzo che il premier paga. Quanto a Berlusconi, il prezzo è in parte già stato pagato: la caduta elettorale di Forza Italia nasce dall’allergia degli elettori moderati all’intesa con la sinistra. Anche la Dc pagò dazio elettorale al centro-sinistra e alla solidarietà nazionale.
Sul versante di Renzi il disegno mi è chiaro: vuol liberarsi del condizionamento di una sinistra interna che gli rallenta le decisioni nel Palazzo e gli impaccia la sovrapposizione della sua immagine moderata e riformista alla cifra del Pci-Pds-Ds-Pd. E per far questo Renzi paga il prezzo di un abbraccio con Silvio? Sissignori, perché Renzi applica alla lettera l’insegnamento berlusconiano di trarre da un male un bene: per lui Silvio non è solo una panacea per approvare la riforma elettorale e per chiudere senza sorprese la partita del Quirinale. L’abilità di Renzi sta nel trasformare il suo dialogo con Berlusconi in un ponte levatoio per dialogare con quella gente che ha creduto in Silvio e si incuriosisce del primo leader di sinistra che non lo demonizza, anzi lo porta a una intesa. Di più: Renzi più di Berlusconi sa che l’Italicum porterà il Pd verso una dinamica centrista, forza di governo incalzata da una destra sveglia alla Salvini e una sinistra che Renzi sta quasi fecondando in vitro. Agli occhi dello sveltissimo premier un Berlusconi indebolito nel consenso e per età non più competitivo potrà paradossalmente divenire il patrocinante e non l’oppositore del disegno renziano.
E il Cavaliere, perché ci sta? Per due ragioni, una nobile, l’altra comprensibile. Quella nobile è che l’intesa realizza un bignamino delle riforme inseguite vanamente per tre decenni. E la firma della riforma sarà di Berlusconi. L’altra ragione è che il centro destra non c’è più. Teoricamente Berlusconi potrà usare il premio di lista per riaggregare una alleanza alternativa a Renzi. Anzi sono sicuro che ci proverà. Ma non ad ogni costo. In altre parole, Berlusconi non sarà costretto a dividere il comando con Salvini, a dirigere il traffico tra Alfano e Fitto, a mettere a tavola Cesa e Storace. Lo farà se ne avrà voglia, se sarà necessario.Altrimenti avrà davanti la prateria del neo-centrismo renziano in cui riversare i talenti di un berlusconismo fuori conio ma prezioso per stabilizzare il nuovo sistema. La domanda d’obbligo è: sta nascendo una nuova Dc? La mia risposta istintiva è: magari! Del resto per due decenni ho cercato di convincere Berlusconi a rifare la Dc, mi sta bene pur se la realizza con Renzi. È presto però per questa valutazione: sono ancora troppe le incognite, prima fra tutte la capacità dei contraenti di portare a casa i risultati in un parlamento sempre più difficile da controllare.
Newspedia, 21 gennaio
2015
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