Ho tratto il brano che
segue da Guerra del popolo, esercito del popolo, il
più celebre trattato militare del generale Giap, geniale stratega
delle due grandi guerre di liberazione del popolo vietnamita, quella
contro il colonialismo francese conclusasi con la battaglia di Dien
Bien Phu (1964) e quella contro l'imperialismo americano
conclusasi con l'indipendenza e l'unificazione dell'intero paese
(1975). A me sembra che la riflessione sulla guerriglia non abbia
solo un valore militare, ma anche politico. Vo Nguyen Giap è morto,
ultracentenario, nel 2013. (S.L.L.)
La guerra popolare di
lunga durata del Viet Nam richiedeva anche forme di combattimento
adeguate: adeguate alla natura rivoluzionaria della guerra, al
rapporto di forze in quel tempo nettamente favorevole al nemico, alle
ancora molto deboli basi materiali e tecniche dell'Esercito popolare.
La guerriglia era questa forma di combattimento adeguata. È
possibile affermare che la guerra di liberazione del popolo
vietnamita fu una lunga ed ampia guerriglia che andò via via
facendosi sempre più complessa fino a dar luogo, negli ultimi anni
della guerra di resistenza, ad una guerra di movimento.
La guerriglia è la forma
tipica della guerra combattuta dalle masse popolari di un paese
economicamente arretrato, in lotta contro un esercito d'aggressione
fortemente equipaggiato e ben sostenuto. Il nemico è forte, lo si
evita; è debole, lo si attacca; al suo armamento moderno si oppone,
per conseguire la vittoria, un eroismo illimitato che si traduce in
operazioni di logoramento e di annientamento del nemico, secondo le
circostanze; si attua al tempo stesso una combinazione delle
operazioni militari con l'azione politica ed economica; non vi è
linea di demarcazione fissa, il fronte è dappertutto, là dove si
trova il nemico.
Concentrazione di truppe,
per realizzare una schiacciante superiorità ove il nemico si trovi
abbastanza allo scoperto e per poter così distruggere le sue forze
vive; iniziativa, duttilità, rapidità, sorpresa, prontezza
nell'attacco e nel ripiegamento. Finché il rapporto strategico di
forze permane sfavorevole, concentrare risolutamente le proprie
truppe per ottenere una superiorità assoluta in un combattimento in
un dato luogo a un dato momento. Logorare a poco a poco il nemico con
piccole vittorie, e al tempo stesso preservare ed accrescere le
proprie forze. Concretamente, non perdere assolutamente di vista che
l'obbiettivo fondamentale dei combattimenti consiste nella
distruzione del potenziale umano del nemico e che bisogna quindi
evitare combattimenti, che, volti alla conservazione ad ogni costo
del terreno, abbiano come conseguenza delle perdite. E ciò al solo
fine di potere recuperare in seguito i territori occupati e di poter
liberare completamente il paese.
Nella guerra di
liberazione vietnamita, la guerriglia si estese in tutte le regioni
temporaneamente occupate dal nemico. Ogni abitante divenne un
soldato; ogni villaggio una fortezza; ogni cellula di Partito, ogni
Comitato amministrativo di comune uno stato maggiore.
Tutto il popolo
partecipava alla lotta armata combattendo, secondo i principi della
guerriglia, in piccoli drappelli, ma sempre secondo una sola e stessa
linea, secondo le stesse direttive, quelle del Comitato Centrale del
Partito e del Governo.
Da Guerra del popolo
esercito del popolo,
Feltrinelli, 1968
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