Da “micropolis” del
gennaio 1998, un breve articolo di cronaca, un quadretto di vita in
provincia nel millennio trascorso che induce a qualche nostalgia. È
senza firma ma facilmente attribuibile a Enrico Sciamanna e a me, che
per gli articoli scritti in coppia usiamo firmarci E.Q., fin dai
tempi di “questogiornale” e di “puntoverde”. (S.L.L.)
Claudio Carli |
Ad Assisi, come si spiega in un'altra parte del giornale, un gruppo di artisti, di intellettuali, di giovani entusiasti, coordinato da Claudio Carli, pittore di un certo nome e promotore di cultura, realizza una mostra originale, per contribuire al rilancio culturale e turistico della città in un momento difficile della sua storia.
Assisi, città delle lettere si intitola e consiste nella collocazione nei luoghi più significativi della città di pannelli con brani epistolari, d'autore e non, per varie ragioni interessanti corredati da immagini e disegni. Il finanziamento è di singoli cittadini e di associazioni, il Comune ha promesso di dare qualcosa, ma ci sono fondati dubbi che non manterrà. Un esempio, dunque, di civismo e di volontariato.
Ma le cose non vanno così
bene. Tra le lettere ce n'è una di Antonio Gramsci che parla di
rivoluzione, illustrata da una immagine di "Che" Guevara e
ce n'è un'altra di un medico di "Medicina senza frontiere",
una donna che al proprio amato lontano descrive, peraltro in maniera
molto leggera, il proprio culo, illustrata da un disegno di nudo
posteriore.
Non si sa bene quale
delle due scateni per prima l'ira furente dell'assessore Ferrini, se
sia il rosso a farlo diventare un toro o se sia travolto da una crisi
di sessuofobia. Certo è che il Ferrini attacca e censura, dichiara
senza tema che tutto ciò è incoerente con la seraficità del
Poverello.
Ci si consenta
un'obiezione ed un'argomentazione per assurdo.
Si sarebbe tanto offeso
l'assessore se la donna avesse descritto il proprio viso e se il
disegno avesse rappresentato i suoi occhi?
Crediamo di no.
Ma San Francesco quando
diceva "godi, fratello corpo", non crediamo che separasse
le parti del corpo in gerarchie e possiamo ipotizzare che, essendo il
propugnatore dell'umiltà, se proprio avesse dovuto indicare una
preferenza, avrebbe scelto le parti basse.
E poi anche l'occhio
vuole le sua parte e un bel sedere è un bel vedere assai più di
certe facce (o ceffi?).
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