10.11.15

Al mio paese (S.L.L.)


AL MIO PAESE, CAMPOBELLO DI LICATA, NON CI SI PUO' LAVARE PER VIA DEI BATTERI.

BISOGNERÀ SVUOTARE CISTERNE E SERBATOI

È UNA VERGOGNA ALLA QUALE CI SI DOVREBBE RIBELLARE, MA FORSE NON ACCADRÀ.
Campobello di Licata Primo Novecento - La "Briviratura tunna" (oggi piazza Marconi) Foto Fausto Vella

Perugia, 5 novembre 2015 (nota fb)

Al mio paese, Campobello di Licata, da decenni l'acqua dell'acquedotto non si può bere. Le ragioni addotte sono tante, la pesantezza dell'acqua, il fatto che una parte s'origina dal dissalatore, il ristagno nelle cisterne o nei grandi serbatoi che ogni famiglia deve obbligatamente avere in casa per conservarla, visto che arriva, a seconda dei periodi, uno o due giorni la settimana e solo per qualche ora. (C'è - sotto traccia - un problema ancora presente di smaltimento di tutti i vecchi recipienti che erano in amianto-cemento Eternit o simileternit.)
Le persone, le economie, perfino le mafie si adattano alle situazioni, per cui sono sorti dei veri e propri giri d'affari intorno a questo bisogno insoddisfatto. Il primo è quello delle acque oligominerali o sedicenti tali. Ci sono i camion pieni di codeste acque che vanno e vengono, i supermercati che ne fanno la merce principale. Sospetto che ci siano monopoli e pizzi mafiosi.
In ogni caso il fatto che questo aumenti vertiginosamente la quantità di rifiuti di plastica poco trattabili viene poco considerato. E per niente viene considerato che quelle acque presentano qualche pericolo per la salute: raramente la loro (scarsa) mineralizzazione è bilanciata come si fa con l'acqua pubblica ed i controlli periodici sull'eventuale inquinamento batterico non hanno la frequenza che giustamente si richiede all'acqua pubblica.
Dei costi per i cittadini nessuno si preoccupa. Sembra quasi normale che oltre a pagare per l'acqua dell'acquedotto, si debba alimentare questo giro in cui ogni famiglia impiega decine di euro al mese, oltre al tempo, ai viaggi e ai fastidi dell'approvvigionamento.
L'altro business è quello dell'acqua di alcuni pozzi privati, che le autobotti portano in paese per integrare le riserve delle cisterne in periodi di maggiore consumo o di minore erogazione. Anche per questo settore il rischio del formarsi di sacche monopolistiche in terra di mafia è evidente.
Stamattina il mio figliolo Davide, che ha scelto di vivere e lavorare, almeno per qualche tempo, nel mio paese natìo mi manda questo messaggio: “Oggi il sindaco di Campobello, su ordine della prefettura, oltre a quello per l'uso alimentare, ha posto il divieto all'uso dell'acqua anche per l'uso dell'igiene personale a causa dell'eccessiva presenza di un batterio coliforme”.
Da altra fonte ho conosciuto l'ipotesi prevalente sull'origine dell'inquinamento: le fogne, che da qualche parte versano le proprie acque fetenti in quelle dell'acquedotto, insomma una rete idrica e una rete fognaria in pessimo stato.
Non credo che si tratti di una condizione eccezionale del mio paese. Credo che rischi del genere se ne corrano in molti paesi della Sicilia e credo che si debba finalmente reagire a questo stato di cose indegno di un paese civile.
Non so dare suggerimenti se non quello di ribellarsi, in tutti i modi e le forme possibili. Mi dicono che si stia organizzando un rifiuto collettivo di pagare le bollette dell'acqua. Protesta civilissima e potenzialmente efficace, ma non immediatamente. Essa, per di più, espone a ritorsioni. A crisi risolta son capaci di addebitare la mora, ad uno ad uno.
Io credo che la cosa più urgente sia organizzare un comitato della cittadinanza, che utilizzi tutte le forme di lotta possibile: manifestazioni di piazza ad Agrigento, con delegazione in prefettura, rifiuto di pagamento organizzato, di modo che si possa essere garantiti anche per il dopo, delegazioni a Sala d'Ercole e perfino i blocchi stradali, che non possono lasciarsi fare ai cosiddetti "forconi" che si mobilitano solo quando si toccano interessi mafiosi.
Aggiungo un'amarezza tutta mia. Ma di che cosa parlano quelli che raccontano di un'Italia che è ripartita, dei critici che screditano, dei gufi che gufano? Di che parlano quelli che vogliono investire in armi e guerre mediorientali per il buon nome dell'Italia, quelli degli investimenti per il Giubileo, della Tav, dell'abolizione delle tasse sulla casa a partire dai più ricchi? Sul Ponte - poi - vorrei dire tante cose, ma - ammesso che vogliano farlo davvero e non solo alimentare le solite mangiatoie - a che servirebbe unire all'Italia una Sicilia allo stremo, con strade, acquedotti, fogne, scuole, ospedali, stabilità del suolo nelle condizioni in cui sono?


RIBELLARSI È GIUSTO!

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