Associazione per delinquere, tentata
estorsione aggravata, truffa aggravata per il conseguimento di
erogazione di fondi pubblici, corruzione e falsità ideologica
commessa dal Pubblico Ufficiale in atti pubblici. Sono questi i reati
contestati nelle tredici misure cautelari, di cui 11 arresti, emesse
stamane dal Gip presso il Tribunale di Siracusa, su richiesta della
Procura della Repubblica in merito all’inchiesta Terre emerse.
Il notaio-deputato Coltraro da Augusta indagato per falso in atto pubblico |
La frode
Il Nucleo antifrodi di Roma e i
carabinieri del comando provinciale di Siracusa hanno sequestrato in
via preventiva 555 terreni agricoli per un valore di circa 3 milioni
e mezzo di euro, e la somma di 175 mila euro pari all’erogazione
pubblica del 2014. Secondo le indagini, a capo dell’organizzazione
ci sarebbe il pregiudicato Antonino Carcione, attualmente trasferito
al carcere di Cavadonna, che utilizzando intimidazioni e
danneggiamenti, e con l’ausilio di ispettori dell’AGEA (Agenzia
per le erogazioni in agricoltura) e degli atti firmati dal
notaio-deputato Giambattista Coltraro, si sarebbe impossessato di
oltre 2 mila ettari di terreni tra i comuni di Lentini, Carlentini e
Augusta, ottenendo più di 200 mila euro di fondi pubblici per
l’agricoltura e l’allevamento.
Della vicenda si erano già occupati i
giornalisti Diego Gandolfo e Alessandro Di Nunzio, autori
dell’inchiesta video Fondi rubati all’agricoltura
vincitrice del premio giornalistico Roberto Morrione 2015, e nelle
scorse settimane ne aveva parlato anche il programma televisivo Le
Iene.
Carcione, originario di Tortorici in
provincia di Messina, è soprannominato ‘Croma bianca’, noto alle
autorità giudiziarie per essere un esponente dell’omonimo clan,
già indagato nell’operazione ‘Icaro’ condotta dalla Procura di
Messina e condannato per tentata estorsione a un imprenditore
agricolo.
Nel 2012 la Dda di Messina aveva
sequestrato 14 appezzamenti di terreni, per un valore di 200 mila
euro, situati a Carlentini, e riconducibili allo stesso Carcione, al
fratello Sebastiano e alla cognata.
“Divieto temporaneo di esercitare la
professione notarile per 10 mesi” a Giambattista Coltraro, notaio
augustano indagato per “falso in atto pubblico” per aver siglato
tra il 2011 e il 2014 alcuni passaggi di proprietà di terreni a
beneficio di Carcione. Coltrato è stato eletto alle ultime regionali
con 4124 voti con il simbolo de Il Megafono, la lista “Movimento
politico Crocetta Presidente” che faceva riferimento al futuro
governatore Rosario Crocetta. In seguito a dissapori con il partito
era transitato in Articolo 4 e infine a ‘Sicilia Democratica per le
riforme’ di cui era diventato capogruppo all’Assemblea regionale.
Recentemente era balzato alle cronache per essere il deputato più
ricco di Palazzo dei Normanni, con un reddito complessivo pari a
306.542 mila euro.
Il pregiudicato Antonino Carcione da Tortorici |
Latitanze a Lentini.
Nel corso della testimonianza del
collaboratore di giustizia Santo Lenzo ai magistrati peloritani, è
emerso che Antonino Carcione avrebbe aiutato il capo del gruppo dei
tortoriciani Cesare Bontempo Scavo e il fratello Vincenzo, a
nascondersi in un immobile a Lentini durante la loro latitanza.
Sempre in un casolare di Lentini, ma in
questo caso non risulta coinvolto Carcione, si sono nascosti altri
due importanti esponenti di spicco della mafia tortoriciana, i
fratelli Calogero e Vincenzino Migliacca, ricercati dal 2008 in
seguito alla sentenza di primo grado della Corte d’Assise di
Messina, poi confermata in appello e cassazione, che li condannava
all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa in relazione alle
operazioni antimafia Romanza e Icaro.
In seguito ad indagini condotte dai
reparti operativi di Messina e Catania, i due latitanti sono stati
individuati nelle campagne della provincia siracusana. Nel corso del
blitz del novembre 2013, il gruppo intervento speciale (Gis) dei
carabinieri di Livorno è riuscito ad ammanettare Calogero Migliacca,
mentre il fratello per evitare l’arresto si suicidava con un colpo
alla tempia. All’interno del casolare, in cui erano assenti i
servizi igienici, le autorità hanno trovato giubbotti
anti-proiettili e un vero e proprio arsenale.
Dal sito della rivista “Narcomafie”,
27 ottobre 2015
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