Mi ricordo, dopo uno dei
tanti scandali tangentizi che vedeva coinvolti democristiani di alto
livello, una vignetta in cui l'onorevole Flaminio Piccoli, segretario
di quel partito, in nome dello Scudo Crociato condannava
inflessibilmente il terrorismo e la violenza, perché “la
violenza... NON PAGA”.
Mi è venuta in mente
rileggendo, in A futura memoria,
il commento di Leonardo Sciascia all'uccisione di Pier Santi
Mattarella, al tempo presidente della Regione Sicilia, il 6 gennaio
1980. Eccone il testo completo:
“Io
sono stato tra i pochissimi a credere che Michele Reina, segretario
provinciale della democrazia cristiana, fosse stato assassinato da
terroristi. Terroristi magari un po’ sui generis, come qui ogni
cosa; ma terroristi. Può darsi abbia allora sbagliato, ma non credo
fossero assolutamente nel giusto coloro che invece erano sicuri che
Reina fosse stato ucciso dalla mafia. Oggi, di fronte all’assassinio
del presidente della regione Mattarella, quella mia ipotesi, che
quasi mi ero convinto ad abbandonare, mi pare che torni ad essere
valida.
Non
mi pare insomma di trovarmi di fronte ad un delitto di mafia, anche
se su nessun dato di fatto posso in questo momento appoggiare la mia
impressione. Non sono, d’altra parte, d’accordo con coloro che lo
vedono come un delitto terroristico a partecipazione mafiosa. O è
mafia o è terrorismo. O mafia camuffata da terrorismo o terrorismo
che, inevitabilmente e confortevolmente, ci si ostina a vedere come
mafia”. (Corriere della Sera, 7 gennaio 1980)
A me sembra che, in quel
caso, il piacere razionalistico del distinguere, più cartesiano
che illuministico, giocò un brutto scherzo a Sciascia. Ancor più
gli nuoceva – credo – un concetto totalmente inadeguato di
“terrorismo”. A livello empirico credo che si possano chiamare “terrorismo”
tutte le forme di lotta politica che utilizzino l'assassinio, mirato
o no, di inermi, l'attentato distruttivo, la strage per seminare la
paura tra le autorità dello stato, tra le forze di polizia, tra gli
eserciti di occupazione, tra i gruppi sociali o nazionali dominanti.
È vero che il terrorismo non è stato, per molto tempo, tra le forme
di criminalità congeniali alla mafia: l'uccisione di figure di
rilievo dello Stato era comunque legata ad interessi concreti; si
voleva uccidere un nemico, non diffondere il terrore. Ma proprio
negli omicidi di Reina e Mattarella è possibile intravedere un salto
di qualità: si punta in alto per costringere al rispetto dei patti i
politici e i funzionari statali del giro mafioso, si preme su pezzi
di stato per una trattativa. Mafia e terrorismo in questa luce
possono bene andare d'accordo: la mafia è il soggetto, il terrorismo
lo strumento che adopera.
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