Creta - Gli scavi di Carphi |
La
cosa più interessante è la parola (sopra tradotta “principi”)
usata per alludere ai proci: basileis.
Vero è che molti dei pretendenti alla mano di Penelope venivano
dalle vicine isole, delle quali teoricamente si potrebbe pensare
fossero i sovrani: ma è anche vero che altri abitavano la stessa
Itaca. A Itaca, dunque, vi erano molti basileis.
Proprio come a Scheria,
ove pure i membri del consiglio di Alcinoo sono così chiamati.
Basileus,
insomma, è parola che, oltre al capo della comunità, indica altri
personaggi. Evidentemente, i capi dei diversi oikoi,
"re” della loro casa, e forniti all’interno di questa di
poteri amplissimi, per non dire assoluti, come eloquentemente
dimostra la messa a morte dei dipendenti infedeli da parte di Ulisse,
della quale ci occuperemo quando, con lui, giungeremo finalmente alla
sua isola.
Come
spiegare questa duplicità di significato? Per capirla è necessario
fare un passo indietro, e ripensare, sia pur molto brevemente, a quel
che accadde dopo il crollo dei Palazzi micenei.
Quando,
bruciati in un solo giorno tutti i Palazzi, la civiltà micenea
scomparve, la Grecia visse un periodo di caos. Scomparsa
l’organizzazione burocratica centrale, rimasero solo i villaggi. Il
tenore della vita materiale, artistica e spirituale inevitabilmente
decadde.
Le
poche testimonianze sulla vita dell'ultimo scorcio del XII e dell’XI
secolo parlano chiaro: poche suppellettili di bronzo (solo a volte di
ferro), trovate in genere nelle tombe; l’oro e l’argento
completamente scomparsi; insediamenti per lo più poverissimi.
Karphi,
un villaggio montano cretese, situato sopra la pianura di Lassithi,
può ben rappresentarne il paradigma: le abitazioni sono poco più
che capanne, costruite di argilla e di fango. Molto raro il ricorso
alla pietra locale. La pavimentazione delle strade appare
rudimentale. I soli luoghi pubblici di cui rimane traccia sono un
recinto, probabilmente destinato a scopi di culto, e uno spiazzo,
forse la piazza.
Dreros,
Vrokastro, Olous, gli altri villaggi montani dell’isola, erano
forse ancora più miseri. Solo le ceramiche, tra i resti della
cultura materiale, rivelano una indiscutibile continuità con la
tradizione micenea.
Ma
in questi villaggi, per quanto poveri, la vita continuava: e
continuava a esistere un minimo di organizzazione sociale. I capi dei
gruppi familiari (detti basileis)
governavano ciascuno la
propria
famiglia, ma uno di essi aveva maggior prestigio, maggior potere,
maggior influenza sulle decisioni collettive.
Poco
alla volta, tra i capi dei diversi oikoi,
questo personaggio cominciò ad assumere un ruolo dominante. E questo
ruolo dominante, riconosciutogli dalla "voce popolare”, con il
tempo conferì al basileus
una posizione speciale nei confronti degli altri, e il nome di
basileus skeptuchos.
Il "re” con lo scettro.
Difficile
dire quando questo accadde, ma, attorno al mille, dal periodo un
tempo detto "oscuro” della storia greca cominciano a emergere
i segni di una nuova organizzazione di vita collettiva: una vita
simile a quella di Itaca, con i suoi basileis
e un basileus skeptuchos.
Il "re” che, per qualche ragione e in qualche modo, accanto al
potere familare, ha assunto un potere pubblico: ma come, con quale
criterio, in base a quale regola, se una regola esisteva?
Itaca,
Feltrinelli, 2013 (Ottava edizione)
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