11.11.15

La poesia “socievole” di Maria Luisa Spaziani (Niccolò Scaffai)

Maria Luisa Spaziani con Eugenio Montale
Ci sono tante ragioni per le quali gli autori italiani entrano a far parte del catalogo dei «Meridiani»: perché sono dei 'classici' - a qualsiasi secolo appartengano - e l'inclusione nella collana permette di rileggerli tutti interi, con un sostegno critico-filologico robusto. Oppure perché sono o sono stati molto letti (Chiara, Bevilacqua, Camilleri) e fanno parte per questo - occorre dirlo senza snobismi - della coscienza letteraria nazionale. O al contrario, perché sono stati letti troppo poco, fuori dal loro tempo e al di là di una ristretta cerchia: in quei casi, il «Meridiano» assume una funzione paradossale, di rilancio e insieme di consacrazione (Tobino, Ottieri, Alba de Céspedes). O ancora, perché incarnano, più o meno bene, un'idea alta della scrittura come valore o come veicolo di valore, civile o culturale (da Bobbio a Terzani, da Citati a Magris). Last but not least, ci sono gli autori di cui vale la pena ‘fare un Meridiano', perché sono o sono stati figure di relazione, che colmano vuoti, congiungono sponde, incrociano altre opere e altre vite: non è una questione assiologica, né riguarda la tipologia dei generi praticati. È un dato che ha a che fare piuttosto con la collocazione di quegli autori nel campo letterario e con la capacità di socializzare con il loro presente empirico.
A quest'ultimo gruppo appartengono autori tra loro diversissimi (Fortini e Siciliano), e ne fa parte anche Maria Luisa Spaziani; il suo «Meridiano» (Tutte le poesie, a cura di Paolo Lagazzi e Giancarlo Pontiggia, Mondadori, pp. CXVIII-1864, € 65,00) è infatti gremito di poesie dedicate a scrittori e amici, personaggi storici e affetti famigliari. Non è in alcun modo una poesia sociale, quella di Maria Luisa Spaziani, ma è certamente una poesia socievole.
Il volume, corredato da un'introduzione di Lagazzi (autore anche della bibliografia, in collaborazione con Andrea Dalla Pria) e da una cronologia di Pontiggia (che cura anche le note conclusive), include tutte le raccolte poetiche di Spaziani, da Le acque del sabato (1954) a La luna è già alta (2006) e L’incrocio delle mediane (2009).
Una carriera di oltre cinquant'anni, durante la quale l'autrice torinese ha intersecato la linea maggiore della poesia novecentesca, in cui Montale resta il punto fermo. Del ben noto sodalizio con il poeta della Bufera, Maria Luisa Spaziani ha parlato di recente in un libretto autobiografico: Montale e la Volpe. Il «Meridiano» permette adesso di misurare anche l'incidenza che l'immaginario e più ancora il lessico montaliano hanno avuto nella sua poesia; dice bene Lagazzi quando parla di «riverberi stilistici, metrici, sintattici, lessicali», riconoscibili a prima vista, allusivi e talvolta citatori (Le sette di sera: «le scaglie di bottiglia in cima al muro»), eppure offerti «in un'ottica profondamente originale».
Lagazzi paragona, complice un confronto un po' sfocato proposto a suo tempo da Garboli, il rapporto poetico Montale-Spaziani a quello Montale-Penna: all'inerzia del sentire montaliano, si contrapporrebbe, tanto in Penna quanto in Spaziani, la «divinità del desiderio». In effetti, la poesia di Spaziani muove talvolta la corda della sensualità e quella dell'ironia non satirica (non tardo-montaliana, cioè). Ma non so se sia questa la chiave migliore; sembra piuttosto che Spaziani abbia assimilato l'imagery montaliana svincolandola dai suoi presupposti (l'ampliamento del dicibile lirico, che corrisponde anche a un'estensione dell'interiorità conoscibile per mezzo della poesia). Il che è, al tempo stesso, un limite e una qualità: un limite, perché destoricizza e riduce la portata dell'innovazione montaliana; una qualità, perché - attraversando à rebours i suoi modelli - Spaziani ne marca i tratti, come preservandoli da palinodie e derive.
In questa fedeltà, nello «stupore che rinasce intatto» (Giovanna d'Arco, epilogo), si trova la cifra della poesia di Maria Luisa Spaziani: una costante e rispettabile inattualità stilistica (in contrasto solo apparente con la poetica socievole a cui accennavo prima), che l'ha tenuta distante nel bene e nel male da scuole, correnti, esperimenti del secondo Novecento.


“alias domenica il manifesto”, 10 giugno 2012

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