26.7.17

Trovatelli. Il grande abbandono del 700. Intervista a Muriel Georger (Anna Maria Merlo)

D’Alembert fu trovato nel 1717 sui gradini della chiesa di Saint Jean Le Rond a Parigi. Era stato abbandonato dalla madre, madame De Tencin, ma era avvolto in stoffe di lusso e portava in testa una cuffia con i pizzi. Un'eccezione nel mondo dei bambini abbandonati. Già i cinque figli di Jean-Jacques Rousseau, tutti lanciati in ospizi degli enfants trouvés, erano in peggiori condizioni, anche se il filosofo nelle Confessioni non si pente della sua scelta persistente : «Tutto sommato, per i miei figli ho scelto il meglio o quello che ho creduto che lo fosse. Avrei voluto, vorrei ancora essere stato educato e nutrito come lo sono stati loro».
«Tra il ’600 e il ’700 il problema dei bambini abbandonati diventa fondamentale in Europa — spiega Muriel Georger, storica alla Maison de Sciences de l’homme in boulevard Raspali a Parigi — Il fenomeno cresce in modo straordinario in quel periodo».

Ma come mai in quella data il problema diventa importante?
È certo che dietro ogni caso di abbandono c'è sempre la miseria. C’è sempre una donna abbandonata, che non può mantenersi. Eppure nei secoli precedenti la miseria era ancora maggiore che nel ’6-700. In effetti, se la povertà era la causa più frequente dell’abbandono, ci si può chiedere perché questo fenomeno rimanga raro nel 17° secolo, secolo molto più duro per la gente che il 18°. È che in questo rifiuto della «facilità», bisogna leggere il riflesso di un’etica generale: quella di una società ancora vicina ad un ideale cristiano antico, tra l’altro rivisitato dal rinnovamento cattolico della Controriforma. Il rigore prevalente allora nell’insegnamento della Chiesa determina una morale sessuale severa. Il suo allentamento, come di tutte le forze che strutturavano il 17° secolo, il diritto, la società, il gruppo, la famiglia, ha avuto certamente un ruolo molto importante per quello che riguarda gli abbandoni. È ben conosciuto dai demografi il fatto che nella seconda metà del 18° secolo si manifesta una sensibile crescita delle nascite illegittime. Tutto concorre a questa trasformazione dei costumi: la crescita dell’individualismo, l’indebolimento del ruolo delle autorità religiose e del «costume» che nel 17° secolo, in Francia almeno, permetteva alle donne di intentare un processo per stabilire la paternità, che spesso nel ’600 sboccava nel matrimonio.
In Francia le cifre sono eloquenti. Per il '600, gli storici parlano di 5.000 abbandoni all’anno in tutta la Francia. Nel ’700 c’è l’esplosione. In una città come Rouen, per esempio, tra il 1700 e il 1800 gli abbandoni si moltiplicano per 12. A Parigi, tra il 1670 e il 1776 aumentano di 25 volte. Questo genere di dato è stato rilevato per la prima volta nel 1640: a Parigi, all’ospedale degli Enfants trouvés, detto la Couche, in quell’anno, ne erano stati ricoverati 372, nel 1772, anno di punta, diventano 7.690. Molti di loro erano figli di donne che erano venute a partorire clandestinamente dalla campagna, per evitare le sanzioni sociali. Necker, ministro delle finanze, scrive nel 1778 nell’opera Administration des finances de la France, che i bambini a carico dello stato erano stimati essere sui 40.000. In sostanza, secondo Muriel Georgies, «tenuto conto della mortalità che colpisce circa il 90% dei bambini abbandonati tra un giorno e un anno di vita, significa 25.000 abbandoni all’anno. Questa cifra, messa in rapporto con i 28 milioni di francesi della fine del '700, mostra un problema molto più ampio molto superiore a quello di oggi degli incidenti stradali. Questo fenomeno si svilupperà ancora e le cifre divulgate pubblicamente per la prima volta nella Statistique générale de la France nel 1835, colpiranno il paese: nel 1831, in un paese di 31 milioni di abitanti sono stati abbandonati, cifra record del secolo e della nostra storia, 35.863 bambini».

Povertà - c’è un legame preciso con l’aumento del prezzo del pane a Parigi? Cambiamento di mentalità - ma in quali regioni si abbandonava di più?
Ad un certo punto si genera un fenomeno a valanga. Ci sono più bambini soli in strada, allora cresce l'interesse per la fondazione di ospizi specializzati. In Italia, per esempio, il fenomeno di prendere a carico gli abbandonati, si sviluppa prima che in Francia. Più forte è la religione cattolica, più ci sono abbandoni, perché il soccorso viene organizzato prima e meglio. Ci sono più bambini abbandonati in Algarve, nel sud del Portogallo o in Sicilia che in Francia. In ogni caso, anche in Francia è la crescita delle nascite illegittime e parallelamente quella degli abbandoni, che portano le autorità a rendere meno strette le misure di proibizione, a moltiplicare gli ospizi, ad annullare quasi le formalità per l’abbandono, per paura di vedere aumentare gli aborti e gli infanticidi. Il 19° secolo andrà ancora più lontano, installando con l'Editto imperiale del 1811 una «ruota» in ciascun ospedale di quartiere. Ci si viene così a trovare in una spirale dove ai casi di miseria indiscutibili si aggiungono misure di ordine materiale che rispondono in qualche modo al cambiamento dei costumi. Una regola non osservata, come la punizione per l'abbandono, per esempio, è un acconsentire. Un centro di ospitalità aperto, un invito.

Anche Rousseau ha abbandonato i suoi bambini. In questo caso si può dire che si sia rotto il legame necessario tra povertà e abbandono?
Rousseau, a modo suo, rappresenta la classe media e abbandona i suoi cinque bambini. Il suo comportamento disinvolto rimane esemplare di una società, dove l’abbandono sembra corrispondere a un modo normale di comportarsi su un piano familiare
In nessun caso, paradossalmente, l’abbandono è sinonimo di una mancanza di amore materno. Questo si esprimeva nella coscienza acuta che le madri avevano del loro dovere essenziale: far battezzare il bambino.

Come venivano trattati, una volta adulti, questi abbandonati? Era una tara che pesava tutta la vita?
Perfino le suore di San Vincenzo da Paola avevano supplicato il loro fondatore di non essere sempre adibite alla cura dei bambini abbandonati. C'era un grande disprezzo per loro. In Italia, addirittura, c’erano ospizi ben distinti per gli orfani e per i trovatelli. Il trovatello è considerato come un figlio del peccato, che si porta addosso le colpe della madre. Nel '600, e in Italia ancora prima, c’è una diffidenza che viene dai giuristi, nei confronti di un potenziale perturbatore di una società fondata sul matrimonio e sull’eredità ben calcolata, su un ordine cioè che il bastardo può far esplodere. Come nel '600, si indietreggia di fronte ad un bambino la cui madre ha peccato, ma il ’700, secolo per altro libertino, aggrava ancoral’im-magine di questa Maria Maddalena. Il bambino abbandonato, agli occhi degli uomini del '700, eredita la depravazione di sua madre. Nell'800, l’eredità della donna che si è lasciata andare ai suoi istinti, è ancora più pesante, può generare tutti i vizi, compreso quello del crimine. Contemporaneamente piovono sui bambini abbandonati le diagnosi di sifilide. Non c’è bisogno di insistere sulla non fondatezza di queste teorie. Resta il fatto però che queste campagne di intossicazione portano ì loro frutti. La letteratura romanzesca o pseudo scientifica che ha fatto dell’abbandonato un essere diverso dagli altri, preparava il terreno per l’utilizzazione che si è voluta fare di questi sfortunati. Per esempio, se si è tanto fantasticato sulla colonizzazione dell’Algeria da parte dei «bambini assistiti», come si dirà dopo il 1850, è anche perché questo permetteva di mettere il Mediterraneo fra gli onesti cittadini e queste persone. Questi concetti non dovevano perdere peso che quando ci si è reso conto, con il censimento del 1866 e poi con la disfatta del 1870, del disastroso declino demografico della Francia. Allora tutti diventano buoni.

"la talpa giovedì - il manifesto", 29 aprile 1989

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