E se fosse una "parola
vuota?". In senso tecnico, si capisce: perciò le virgolette. Se
fosse una "parola vuota" quell'aggettivo "liberale"
che circola ormai dappertutto, da tutti rivendicato - a destra, a
sinistra, al centro - a copertura di ogni tipo di iniziativa
culturale o politica, politico-culturale?
Sarebbe un dramma, ma
limitato. Se fosse una parola "vuota", l'aggettivo
"liberale", condividerebbe la stessa sorte di un' altra
parola certo più illustre, la parola "Dio". Definita
"vuota" in senso tecnico-linguistico-scientifico da
un'autorità altissima, qual è oggi quella dell' informatica, del
computer. Spiegazione. Tu hai il problema di affidare ad un computer
- per poterle poi più rapidamente ritrovare e consultare - tutte le
leggi dell'Italia monarchica, statutaria, prerepubblicana. Quando non
esplicitamente abrogate, sono leggi ancora valide. E sono tante. Gli
avvocati ne hanno bisogno, ne hanno bisogno i giudici e gli studiosi.
Bisogna averle a portata di mano. È presto fatto, oggi. Con l'aiuto
del computer, seguendo i dettami dell'informatica. Presto, ma mica
tanto. Si prendono quelle leggi e si ficcano nella pancia dell'
elaboratore elettronico. Poi si ricerca quel che si vuole, adoprando
delle parole chiave. Dammi tutte le leggi dove si parla di "farina".
Tutte le leggi dove si parla di "farina" e "forca".
Tutte le leggi dove si parla di "festa", "farina",
e "forca". E l'elaboratore elettronico-computer,
ubbidiente, te le scodella davanti. Però, ti avverte l'esperto di
informatica, non conviene mettere nel computer proprio tutte le
parole di tutti quei testi legislativi. Ce ne sono alcune, così
frequenti, che servono a poco per la ricerca. Quelle paroline, quelle
preposizioni - di a da in con su per tra fra - che ce le mettiamo a
fare? Stanno dappertutto, sono onnipresenti. Perciò non servono a
niente. Se tu chiedi all'elaboratore per una di quella paroline, ti
casca addosso tutta la raccolta della Leggi e Decreti. Un terremoto.
Diciamo che sono delle "parole vuote", per la ricerca
elettronica. Senza per questo mancar loro di rispetto. Con un
rispetto incomparabilmente maggiore, sistemiamo nella stessa
categoria anche la parola "Dio". E' inutile per la ricerca.
Sta dappertutto. Sta in cima ad ognuna di quelle Leggi: "Vittorio
Emanuele II (oppure Vittorio Emanuele III, oppure Umberto I) per
grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d' Italia", ecc.
I linguisti utilizzano
questo esempio per rammentarci che il valore espressivo di una parola
è talvolta inversamente proporzionale alla sua frequenza.
Frequentissima la parola "liberale", oggigiorno: io sono
liberale, tu sei liberale; lui no, lui non è liberale, te lo dico
io. Mio nonno, poi, era liberalissimo. Se ne è discusso anche in un
convegno del "Vieusseux" di Firenze, l'altr'ieri. Per
definirsi "liberali" in politica bisogna anche essere
assolutamente "liberisti" (devoti cultori del Mercato) in
economia? Benedetto Croce diceva di no, Luigi Einaudi sosteneva di
sì. La libertà basta, non può darsi che entri in conflitto con le
esigenze elementari della giustizia sociale? Benedetto Croce
sosteneva che la libertà basta a se stessa e agli altri. Genera
tutti i beni, tutte le felicità possibili. Ma i suoi migliori
allievi pensavano di no, e finirono in un movimento ispirato
esplicitamente a "Giustizia e Libertà" (il Partito d'
Azione). Vittorio Gorresio, eminente giornalista liberale di ieri,
diceva che lui distingueva accuratamente fra "libertà
liberatrice" e "libertà conservatrice".
Forse per non aver
precisato abbastanza in che senso si definiva "liberale",
il Partito Liberale Italiano classico non ebbe molta fortuna
nell'Italia del dopoguerra e della prima Repubblica. Una volta provò
a definirsi, ma gli andò male. Per eccesso di genericità. Fu
durante una delle tornate elettorali degli Anni Cinquanta. Comparve
in Piazza Colonna a Roma un enorme cartellone. Con tanto di
tricolore, con il simbolo del Partito Liberale Italiano. Sotto, una
enorme scritta: "L' uomo libero è liberale". Il giorno
dopo qualcuno - impertinente - aveva aggiunto le parole: "L'
uomo vegeto è vegetale". Il terzo giorno il cartellone
scomparve. La scritta, anche. Il Partito Liberale Italiano (quello di
allora) - mortificato - riprese a vegetare.
“la Repubblica”,14
maggio 1995
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