Questo post è un pensiero per gli amici e compagni che, quest'anno
come ogni anno, celebreranno a Perugia Giordano Bruno come martire
del libero pensiero. Vi si parla della libertà dei poeti dalle
regole arbitrarie imposte dai pedanti. (S.L.L.)
Tansillo
Conchiudi bene, che la
poesia non nasce da le regole, se non per leggerissimo accidente; ma
le regole derivano da le poesie: e però tanti son geni e specie de
vere regole, quanti son geni e specie de veri poeti.
Cicada
Or come dunque saranno
conosciuti gli veramente poeti?
Tansillo
Dal cantar de versi; con
questo che cantando o vegnano a delettare, o vegnano a giovare, o a
giovare e delettare insieme.
Cicada
A chi dunque servono le
regole d’Aristo-tele?
Tansillo
A chi non potesse, come
Omero, Exiodo, Orfeo ed altri, poetare senza le regole d’Aristotele;
e che per non aver propria musa, vuolesse far l’amore con quella
d’Omero.
Cicada
Dunque han torto certi
pedantacci de tempi nostri, che excludeno dal numero de poeti alcuni,
o perché non apportino favole e metafore conformi, o perché non
hanno principii de libri e canti conformi a quei d’Omero e
Vergilio, o perché non osservano la consuetudine di far
l’invocazione, o perché intesseno una istoria o favola con
l’altra, o perché finiscono gli canti epilogando di quel ch’è
detto, e proponendo per quel ch’è da dire; e per mille altre
maniere d’examine, per censure e regole in virtù di quel testo.
Onde par che vogliano conchiudere ch’essi loro a un proposito
(se gli venesse de
fantasia) sarrebono gli veri poeti, ed arrivarebbono là, dove questi
si forzano: e poi in fatto non son altro che vermi, che non san far
cosa di buono, ma son nati solamente per rodere, insporcare e
stercorar gli altrui studi e fatiche; e non possendosi render celebri
per propria virtude ed ingegno, cercano di mettersi avanti o a dritto
o a torto, per altrui vizio ed errore.
Tansillo
Or per non tornar là
donde l’affezione n’ha fatto al quanto a lungo digredire, dico
che sono e possono essere tante sorte de poeti, quante possono essere
e sono maniere de sentimenti ed invenzioni umane, alli quali son
possibili d’adattarsi ghirlande non solo da tutti geni e specie de
piante, ma ed oltre d’altri geni e specie di materie. Però corone
a’ poeti non si fanno solamente de mirti e lauri, ma anco de
pampino per versi fescennini, d’edera per baccanali, d’oliva per
sacrifici e leggi, di pioppa, olmo e spighe per l’agricoltura, de
cipresso per funerali, e d’altre innumerabili per altre tante
occasioni; e, se vi piacesse, anco di quella materia che mostrò un
galant’uomo, quando disse:
O fra Porro, poeta da
scazzate,
Ch’ a Milano
t’affibbi la ghirlanda
Di boldoni, busecche e
cervellate.
da De gli eroici
furori, in Dialoghi Italiani, Sansoni, 1958
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