Scrittore proibito:
quale fu il vero peccato di Céline? Essere antiborghese,
anticomunista o antisemita? Ma poi: fu veramente un grande scrittore?
Tanto secco e acuminato
quanto Bagatelle per un massacro era ridondante e farraginoso,
il Mea culpa del ’37, adesso tradotto in italiano dalla
Guanda (in un volume unico assieme al posteriore Les beaux draps), è il pamphlet più importante di Louis-Ferdinand
Céline, quello che segna il passaggio del grande scrittore francese
all’antisemitismo e alla successiva «tentazione fascista».
La casa editrice milanese
sfida così nuovamente il veto di Lucette Almanzor, vedova Céline, a
pubblicare i pamphlets, veto valido in tutto il mondo e che è già
costato alla Guanda il sequestro di Bagatelle per un massacro,
non prima di averne venduto 4500 copie. Il sequestro sta per scattare
anche per questo secondo libro. Céline rimarrà così un autore
dimezzato, perché leggibile solo nei romanzi e non in quei pamphlets
che documentano le grandezze e le miserie del suo tragitto ideale.
Con gran gioia dei librai antiquari: a Parigi, una copia
dell’edizione del Les beaux draps, uscito da Denoel nel '41,
è stata pagata 750 mila lire.
Mea culpa,
pubblicato nel marzo ’37, è il risultato del viaggio in Urss
compiuto da Céline nel settembre ’36 allo scopo di consumarvi i
diritti d’autore del Viaggio al termine della notte,
pubblicato in Francia nel ’32, che era stato tradotto in russo da
Elsa Triolet.
Il Viaggio aveva
reso Céline prediletto a sinistra. Lev Trockij, esule in Francia,
gli aveva dedicato un celebre saggio. Nel secondo volume delle sue
memorie, Simone De Beauvoir annota: «Il libro che contò di più per
noi, quell’anno, fu il Viaggio al termine della notte di
Céline. Ne sapevamo a memoria un sacco di passaggi. Il suo
anarchismo ci sembrava molto vicino al nostro (...) Céline aveva
forgiato uno strumento nuovo: una scrittura viva come la parola. Che
liberazione, dopo le frasi marmoree di Gide, Alain, Valéry! Sartre
la prese a modello».
L’amico di Sartre e suo
compagno di studi universitari, Paul Nizan, parlò in termini
altamente elogiativi del romanzo di Céline sul quotidiano del Pcf.
Il rifiuto del sistema,
l’anarchismo, il pacifismo, la critica sprezzante della borghesia,
tutti tratti costitutivi del Viaggio, erano valori molto
quotati alla borsa della sinistra. Céline non li rinnegherà mai, né
dopo il viaggio in Urss né dopo il traghettamento sulla sponda del
collaborazionismo filohitleriano. In Urss era difatti andato a
cercare un paese dove la borghesia fosse stata fatta a ragù e i
«padroni» presi a calci.
Scrive Céline, nel
bruciante avvio di Mea culpa: «I padroni, che schiattino!
All’istante! Putridi rifiuti! Tutti insieme, o uno alla volta! Ma
subito! Subitissimo! In quattro e quattr’otto! Neanche un secondo
di pietà! Di morte atroce o soave! Me ne fotto! Ah, non sto nella
pelle! Soldi per salvarli, tutta quanta la razza, non ce n’è più!
Al carnaio, sciacalli! Nei tombini! Perché stare a gingillarsi? Han
mai rifiutato, quelle belve!, un solo povero ostaggio a Re
Profitto?».
Invece di trovare la
festa gioiosa di proletari finalmente liberati, Céline trova quella
che giudica una lugubre caserma e che descrive in termini fulminanti,
quali non verranno mai raggiunti da nessun altro viaggiatore
occidentale: al confronto, il celebre Ritorno dall’Urss di
André Gide, pubblicato pochi mesi prima, appare come una raccolta di
cartoline illustrate.
La delusione è grande, e
lo rende célinianamente furente. Scrive a un’amica, nell’ottobre
’36: «Sono tornato dalla Russia, che orrore! Che bluff ignobile!
Che sudicia stupida storia! Come tutto questo è grottesco, teorico,
criminale! Insomma!». Da quella delusione scatta un’equazione,
«comunismo» = «giudaismo», che sarà mefitica per Céline.
Un’equazione cui darà corpo nelle Bagatelle per un massacro,
del dicembre 1937, dove sono tuttavia stupende le cento pagine che
ricordano personaggi e momenti del viaggio in Urss.
Si fissa così, per
sempre, la povera e allucinata ideologia di Céline. Avevano concorso
a formarla la delusione per non avere vinto il Goncourt del ’32
(«un premio ebraizzato», scrisse), la rottura sentimentale con
Elizabeth Craig (divenuta la compagna di un ricco ebreo americano),
il suo bisogno di vivere nell'estremo.
Quanto poi al rapporto
tra l'uomo e le idee che professava, valga quest'episodio. Nel 1938,
in Normandia, durante le vacanze estive, incappò in un'amica ebrea
conosciuta a Vienna: si precipitò ad abbracciarla. Quella rimasta
immobile, Céline arrossì e si allontanò.
Europeo, 3 Maggio 1982
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