11.6.18

Il giovane Voltaire (Nancy Mitford)



A partire dall'età di dieci anni, quando si recò per la prima volta al Louis-le-Grand, il collegio dei gesuiti, con un precettore e un servo, come i giovani inglesi andavano a Eton, Voltaire incominciò a gravitare verso l’alta società.
A ventun anni ne era il beniamino.
Possedeva tutti i titoli per esservi ammesso, tranne il diritto di nascita. Il suo aspetto era piacevolissimo; con quello sguardo burlesco, impertinente, penetrante, con i vivacissimi occhi neri, la figuretta elegante, vestita alla perfezione, senza una sola nota falsa, lo si sarebbe detto una creatura di vetro soffiato.
La sua conversazione era pari all’aspetto: spiritosa, impertinente, indiscreta, vivace, elegante e fragile. Voltaire fu il più divertente conversatore da salotto dei suoi tempi e l’intera storia non ne ricorda uno più grande di lui. Duchi e duchesse, marescialli di Francia, ministri e principi della famiglia reale, facevano tutti l’impossibile per invitare l’impiegato del legale ai loro pranzi e nelle loro dimore di campagna.
Solo la Chiesa sembrava riluttante. Correva voce che l’impertinenza del giovane Arouet si estendesse anche alle cose sacre. Il cardinale Fleury, che lo conosceva e lo apprezzava, e i Padri del Louis-le-Grand, asserivano addolorati che un giovane dalle capacità eccezionali si stava guastando.

da Voltaire innamorato, Bompiani, 1959

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