9.6.18

Anni 80. Marina Punturieri - già Lante della Rovere, poi Ripa di Meana - racconta le sue notti calde (Laura Laurenzi).


È tornato qualche anno fa in libreria e ha conosciuto un certo revival di vendite dopo la morte dell'autrice il libro I miei primi quarant'anni, che Marina, nata Punturieri, poi sposata con il duca Lante Della Rovere e il politico Ripa di Meana, pubblicò alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, quando – entrata nella corte di Bettino Craxi – era tra le protagoniste della romana mondanità. 
Allora lo firmò “Marina Lante della Rovere”, con il cognome del duca, suo primo marito, da cui si era da qualche anno separata. Le successive edizioni portano invece la firma “Marina Ripa di Meana”, giacché le venne impedito di usare il cognome ducale anche come “nom de plume”. Ma - a quanto si legge - anche Ripa di Meana disponeva di qualche titolo nobiliare.
L'articolo che segue dà conto del clamore che la pubblicazione suscitò. (S.L.L.)
Marina Punturieri con Rudolph Nureyev nel 1981 in una foto di Pizzi per "Re Nudo"
ROMA
I corteggiamenti sono talmente grotteschi che non importa se siano veri oppure no.
Le gite non sono mai in motoscafo ma, per esempio, in sommergibile, "negli abissi del Mediterraneo, alla Jules Verne, servita e riverita da marinai e camerieri pronti a soddisfare ogni mio desiderio".
La torta fatta recapitare a casa è così grande che bisogna chiamare una gru che la issi su, facendola passare per la terrazza. E dentro la torta, scava scava, naturalmente c' è un' ostrica, e dentro l' ostrica una perla gigante.
I fiori sono così insopportabilmente tanti e "la casa non è più una serra, ma diventa un cimitero".
E c' è un' ombra di ansia, come un "cupio dissolvi", dentro a queste levigate memorie, I miei primi quarant'anni, che Marina Lante della Rovere ha appena pubblicato con astuzia sfrontata e ruggente abilità manageriale.
Nella sua lunga carriera la duchessa usa e conserva il comodo cognome altisonante del primo marito, giacché firmare - un libro come una vita - semplicemente Marina Punturieri, il suo nome da ragazza, farebbe un effetto più modesto. Lo disse anche Paolo VI quando benedì la giovane e nobile coppia: "Punturieri chi? Punturieri... e basta?". L'immagine sempre perfetta; il corpo lustro e abituato bene, la fotografata carezza delle vestaglie di seta, o dei lucidi e sontuosi abitini che scivolano sempre, ammaestrati a spalancarsi in spacchi totali e imbarazzanti; la dedizione circospetta e appassionata alla fortuna di un corpo snello e resistente, il culto per una bellezza seduttiva e sottile conservata con maestria nella cassaforte dei massaggi e delle diete vegetali: Marina Lante, professionale "animatrice di night", noncurante stilista di moda, moglie e madre con scatti estrosi, si lancia adesso nell'avventura editoriale.
Qualcuno si duole che a queste trecentocinquanta pagine farcite di grandiosi pettegolezzi manchi un opportuno "indice dei nomi", che renderebbe più semplice e maneggevole la consultazione. Ma le persone chiamate in causa, con nomi e cognomi reali, non hanno perso tempo a ritrovarsi, indignarsi, smentire. Ad esempio De Mita. La scena è Amalfi, un ristorante all' aperto. Lei è "nuda, con indosso soltanto una minitunica bianca". Visto che "tutti i posti sono occupati" si siede "sulle ginocchia di un signore quasi calvo, con la testa un po' a dirigibile...". Passa qualche minuto e "il mio uomo-sgabello gorgogliava muovendo le ginocchia, quasi al ritmo di Trotta trotta cavallino". Il giorno dopo i due si rincontrano e prendono il caffè insieme: "Così lo conobbi meglio, era Ciriaco De Mita". Il quale adesso insorge, dice che se fosse vera una storia così se la ricorderebbe, e che ad Amalfi lui c'è stato soltanto un paio di volte, figurarsi, oltretutto sempre con la moglie e i bambini.
"Bugiarda, ma spiritosa", dice di Marina Lante della Rovere Lucio Magri, che, "unto di cocco passava ore immobile ad abbronzarsi con un cartone d'argento", come lo trafigge l'autrice. Moravia che con Bettino Craxi, Goffredo Parise e Antonio Giolitti è stato testimone alle ultime e terze nozze di Marina, tradisce imbarazzo: "Il libro non l'ho letto - afferma - non so se lo leggerò e comunque anche quando l'avrò letto, non ne vorrò parlare". "Mi sembrò che provasse un certo interesse e anche molta simpatia nei miei confronti - è il ricordo che ha di lui l'autrice -. Tanto che, a un certo punto mi disse: "Senti qui com'è duro" e, con assoluta naturalezza, mi prese la mano e me la premette sui pantaloni".
Negli anni in cui alcune sue coetanee prendevano la strada del femminismo, lei rafforzava la sua scelta, quella di una militanza erotica e sentimentale, donna capace di grandi innamoramenti, di passioni, scenate, follie, voluttà, stravaganze; divertita e orgogliosa delle scritte oscene che i garzoni le tracciano sull'ascensore con pennarello indelebile, e insieme testimone che racconta orgasmi importanti e descrive i fasti di un centro-sinistra dorato e spendaccione, cronista luccicante e spietata, nuda o seminuda spesso con paradossale innocenza, e forse anche fondamentalmente casta nelle sue "tunichette con niente sotto".
Ecco il pittore Franco Angeli, che le ripete: "Sei la solita Bovary romana". Ecco il giornalista Lino Jannuzzi, "un incrocio fra Groucho Marx e Domenico Modugno". Ecco Craxi che, dopo la torta in faccia a Maurizio Costanzo, si affretta a spedirle un telegramma: "Complimenti Marina". Ecco, fra un capitolo e l'altro, intere parate di fotografie, la storia faticosa di "una donna che vuole tutto dalla vita": Marina a due anni sul vasino, Marina ragazza-bene che pattina all'Acqua Acetosa. Marina in Vespa col primo marito; Marina in hot pants a Leningrado; assieme all'inventrice del Gerovital; in costume da gheisha nei giardini di Kyoto; con Laurence Olivier; con Julio Iglesias; con Franco Piperno; Marina mascherata da cardinale; Marina ipnotizzata dal mago Jukas Casella.
Il libro si chiude con l'ultimo matrimonio, ancora in corso: quello, nell'83, col parlamentare europeo Carlo Ripa di Meana, che lei con affetto sincero chiama Orgasmo da Rotterdam.

“la Repubblica”, 20 aprile 1984

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