19.6.18

Non importa chi sono. Una poesia di Franca Rame

Franca Rame in una foto dei primi anni 50
Non importa chi sono
Non importa come mi chiamo
Potete chiamarmi Strega
Perché tanto la mia natura è quella
Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita,
dal primo calcio che ho tirato al mondo
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell'anima,
sono una di quelle donne che hanno la vista e l'udito di un gatto,
sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche,
sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.

E sono bella!
Ho la bellezza della luce,
ho la bellezza dell'armonia,
ho la bellezza del mare in tempesta,
ho la bellezza di una tigre,
ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell'erba gramigna!
Per cui sono Strega.

Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un'altra,
sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale... sono io!
Sono Strega perché sono fiera
del mio essere animale-donna-zingara-artista
e folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, 
perché dico sempre ciò che penso,
perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa,
della parola potente e possente
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio,
di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io - prima o poi - potrei finirci dentro.

In Alessandra Vanzi, Bella come la luce e la tigre, “alias-il manifesto”, 1 giugno 2013


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