Gli avvoltoi nel "Libro della Giungla" (Walt Disney) |
Il 18 ottobre 1967 esce
nelle sale cinematografiche Usa Il libro della giungla, tra i
più noti film d'animazione della Disney. Sono gli anni del beat e
della swinging' London e in molti si domandano perché i
quattro avvoltoi – Flaps, Buzzy, Ziggy e Ziggy - presenti nella
pellicola assomiglino così tanto ai Beatles senza essere i Beatles.
Hanno gli stessi capelli a caschetto, parlano - nella versione
angloamericana - con l'accento di Liverpool ma stranamente la loro
interpretazione vocale (That's What Friends are For, in italiano
Siamo amici tuoi) rimanda ai mondi del doo wop, cioè a
una dimensione musicale ben poco affine ai suoni del quartetto. E
ancora: se erano effettivamente ricalcati sui Beatles perché Lennon
e gli altri non furono mai coinvolti nel film? La storia di
quell'equivoco/rapporto irrisolto Beatles/Disney è ancora oggi
estremamente affascinante. Non solo: Disney sarà paradossalmente e
inconsapevolmente al cuore della carriera del gruppo. Ma andiamo per
gradi.
A partire dagli anni
Novanta è diventata prassi comune per un artista (da Elton John a
Phil Collins al nostrano Fiorello) prestare la voce a un personaggio
animato; al contrario, negli anni Sessanta era come flirtare con il
diavolo, puro anatema: non sorprende quindi che i Beatles dissero no
al creatore di Topolino. Nel 1965, alla fine di agosto, Brian
Epstein, il manager del Beatles, si era incontrato segretamente con
Walt Disney. Un incontro avvolto nel mistero di cui non esistono
testimonianze certe. Così segreto che secondo alcuni nemmeno ebbe
luogo, ma tant'è. Al 2850 di Benedict Canyon, Beverly Hills i
Beatles avevano affittato a Hollywood la casa dell'attrice Zsa Zsa
Gabor; vi abiteranno dal 23 al 31 agosto durante una pausa del loro
secondo tour Usa ricevendo una sequela di ospiti (Roger Mc-Guinn e
David Crosby dei Byrds, Peter Fonda ecc.) e preparandosi con ansia e
entusiasmo allo storico meeting del 27 agosto con Elvis che li
incontrerà nella sua abitazione di Perugia Way, Bel Air (proprio in
quei giorni il rocker stava finendo di girare il film Paradiso
hawaiano).
I Beatles in concerto |
Di sicuro Epstein
intravvedeva nella collaborazione con Disney un fondamentale punto di
svolta economico, sia per sé che per i Beatles. Allo stesso tempo
voleva consegnare la band alla storia immortalandola in un
film che sarebbe durato per sempre. Tornato a casa, il manager aveva
informato Lennon dell'incontro con il creatore di Topolino; volarono
subito parolone e l’atmosfera si infuocò. Con loro c’era anche
il maggiore Bill West, un venditore di ceramiche-gadget che Epstein
aveva conosciuto nel 1963 e con cui stava trattando per un’importante
operazione di merchandising. Questi raccontò che l'incontro con
Lennon fu elettrico, bollente; evidentemente Epstein aveva scelto il
momento sbagliato per coinvolgere il musicista. Si tenga conto che il
quartetto era reduce da una recente una session fotografica
negli studi londinesi della Tvc Films (nel 68 la casa cinematografica
produrrà insieme alla statunitense King Features anche la pellicola
Yellow Submarine), organizzata per il lancio di The
Beatles, la serie animata che il successivo 25 settembre 1965
avrebbe debuttato negli Usa sulla Abc. La seduta fotografica era
stata noiosa e interminabile, i Beatles avevano bevuto e Lennon era
molto infastidito. In maniera categorica ribadì: «Non c'è nessuna
possibilità che i Beatles cantino per quel cazzo di Topolino».
Epstein cercò in tutti i modi di spiegare a Lennon le ragioni
dell'incontro con Walt Disney, ma non ci fu verso; West dichiarerà
che Lennon aveva aggiunto: «Non sono un cartone animato che puoi
vendere e comprare; anzi se lo dico agli altri sei finito; di' a Walt
Disney di andare affanculo, di fare un contratto a quel grassone di
Elvis, lui sì che fa film del cazzo». Poi Lennon abbandonò la
stanza e Epstein si scusò con West per il comportamento del
musicista. Già un anno prima le trattative di Epstein con i
produttori Usa (King Features) di The Beatles, avevano
indispettito il gruppo a cui non era piaciuto che ogni episodio fosse
costruito intorno a una loro canzone (in seguito la Apple Corps
diventerà però proprietaria di quei cartoni!). Lo stesso Epstein
forzerà i Beatles a scrivere quattro pezzi originali da utilizzare
in Yellow Submarine, un film (d’animazione) mal visto dal
quartetto a cui collaboreranno controvoglia; alla fine i Beatles
cederanno prendendovi anche parte. Non a caso al debutto londinese
(London Pavillion, Piccadilly Circus, 17 luglio 1968), ci saranno
tutti e quattro. Non si sa se Epstein abbia mai raccontato a Paul,
Ringo e George i dettagli dell'incontro con Disney, sta di fatto che
per le canzoni de Il libro della giungla la casa
cinematografica si affiderà ai titolatissimi fratelli Sherman.
Eppure i Beatles nel cartone ci saranno comunque, caricaturizzati –
a loro insaputa - in guisa di avvoltoi; non solo: come già detto
parlano come si parla nelle strade di Liverpool e sembrano proprio
loro. Ripensando oggi a quel film, forse la decisione di Lennon fu
(politicamente) azzeccata: dopotutto sesso, Disney e rock'n'roll non
sono mai andati troppo d'accordo; inoltre quattro mesi prima sarebbe
uscito Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e la fonosfera
dei Beatles sarebbe cambiata per sempre.
Eppure la Disney è
paradossalmente al cuore dei Beatles seguendoli fino all'ultimo
istante di vita. E qui si apre un'altra storia. Quella dello
scioglimento ufficiale del gruppo, il 29 dicembre 1974, proprio un
decennio dopo l'incontro di Epstein con lo stesso Disney. Dieci
giorni prima, il 19 dicembre 1974, i Beatles e una schiera di
avvocati si erano dati appuntamento al Plaza Hotel di New York,
ironicamente il primo albergo in cui il gruppo aveva soggiornato al
suo esordio Usa nel '64. Bisognava firmare le carte che avrebbero
decretato la fine del gruppo. Quel giorno erano presenti Paul, i suoi
avvocati e la moglie Linda (armata di macchine fotografiche per
immortalare l'incontro); c'era George con il suo avvocato e il suo
direttore commerciale; mancava Ringo, rimasto in Gran Bretagna, ma
erano presenti i suoi rappresentanti legali; c'erano anche gli
avvocati inglesi e statunitensi della Apple. Tutto era pronto:
mancava solo Lennon che peraltro abitava a pochi isolati dal Plaza.
L'avvocato di Harrison
chiamò il musicista al telefono che al tempo viveva con May Pang, la
sua segretaria (nel '73 si era separato da Yoko Ono e nel '75 avvierà
le pratiche di divorzio). Lennon non volle rispondere e fu la ragazza
a riferire:«John ritiene che gli astri non siano propizi per cui non
si presenterà». Una scusa del genere in un'occasione così delicata
sconvolse i piani del giorno e mandò su tutte le furie Harrison, già
teso per un tour solista aspramente criticato dalla stampa che
culminava proprio in quelle ore al Madison Square Garden (un concerto
il 19 e due il 20). George se la prese con il suo avvocato -
colpevole secondo il musicista di non essersi ben accordato con gli
avvocati di Lennon - a sua volta attaccato da tutti i legali
presenti. Poi prese il telefono e vomitò una sequela di improperi
nella cornetta. Dall'altra parte c'era May Pang: «Togliti quei cazzo
di occhialetti e vieni qui!». La ragazza chiese se voleva parlare
con John (che peraltro ascoltava appoggiato alla spalla di Pang) e
lui: «No! Digli solo che qualsiasi sia il suo problema, io ho
iniziato questo tour da solo e lo finirò da solo». Harrison adorava
Lennon e quella reazione dava il senso della criticità della
situazione.
Il giorno dopo Paul e
Linda andranno comunque a trovare Lennon rassicurandolo che tutto
sarebbe finito bene; lo stesso Harrison lo inviterà al party di fine
tour che avrebbe tenuto la sera stessa all'Hippopotamus club. In
quell'occasione John, Paul e George si abbracceranno amichevolmente.
Il 21 John, Julian (al tempo 11enne) e May Pang lasceranno New York
diretti a West Palm Beach in Florida dove trascorreranno il natale.
Da lì si sposteranno a Disney World, a Orlando, alloggiando al
Polynesian Village Hotel
(oggi Polynesian Resort), uno dei primi alberghi inaugurati
all'interno del parco divertimenti. Qui si celebrerà la vera
liturgia della fine. Il 29 dicembre 1974, i documenti relativi allo
scioglimento dei Beatles verranno, infatti, consegnati a Lennon da un
avvocato della Apple. Il musicista telefonerà ai legali di Harrison
per limare alcuni punti e poi chiederà a May Pang di preparare la
macchina fotografica per immortalare il momento della sua firma. Pang
ricorda che John guardò fuori dalla finestra della stanza, ed era
come se in quel momento l'intera storia dei Beatles gli fosse passata
davanti. Poi prese la penna e firmò John Lennon a piè di pagina.
In quella improbabile
cornice disneyana, esotica e ultralounge, stavano finendo i Beatles
in carne e ossa, e al contempo stavano rinascendo come icona pop
senza tempo: unica, immortale. Un sogno artistico e culturale, di
quelli che spesso si incontrano solo nei fumetti e nei cartoni
animati.
ALIAS N. 40 - 22 OTTOBRE
2011
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