Secondo me sbaglierebbero i sostenitori
di Tsipras (o anche i simpatizzanti) a preoccuparsi eccessivamente
per i rifiuti di questi giorni. Irrigidimenti, posizionamenti,
tiraemolla, mosse e contromosse sono nella logica di ogni trattativa
difficile e mi pare prematuro dichiarare impossibile un accordo a cui
in molti sono, per diverse ragioni, interessati.
Io trovo invece inquietanti alcuni
vezzi linguistici a cui molti media italiani e, credo, europei si
sono assoggettati. Per i banchieri europei, per i loro referenti
politici, i loro spalleggiatori mediatici, gli impegni elettorali
assunti da Tsipras sarebbero "promesse" e, in quanto tali,
aggirabili o eludibili. Mentre gli impegni finanziari e legislativi,
assunti dai governi precedenti, sarebbero "obblighi" e, in
quanto tali, stringenti e assoluti.
Questo linguaggio sottende una
concezione della democrazia per lo meno stravagante: tende a far
passare nella testa delle persone che la sovranità popolare è una
burletta, che tutt'al più il popolo di certi paesi disgraziati (e
non solo di quelli) può scegliere la corda a cui impiccarsi, che ci
sono dei poteri oggettivi a cui bisogna di necessità assoggettarsi.
Tutto questo tende ad occultare il
fatto che fondi monetari, troike, supergruppi eccetera non sono
propriamente organismi neutri, ma sono emanazione dei grandi
potentati finanziari, espressione di interessi determinati.
stato di fb – 9 febbraio 2015
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