Le più povere donne di Berlino
- tredici figli in una stanza e mezzo,
- reiette, carcerate, prostitute -
il loro corpo divincolano e gemono.
Luogo non c’è dove si gridi tanto.
Luogo non c’è dove dolore e pena
vengan sì poco come qui curati,
appunto perché qui sempre si grida.
“Ma pigi, la mia donna! Lei capisce.
Lei non è qui per Suo divertimento.
Non è il caso d’andare per le
lunghe.
Nel pigiare vien fuori anche la merda!
Lei non si trova qui per riposare.
Non vien da sé. Deve pur far
qualcosa!”
Infin viene: piccino e azzurrognolo.
E lo ungono orina ed escrementi.
Dagli altri letti con lacrime e sangue
s’inalza un gemito come saluto.
Da due occhi soltanto irrompe un coro
pieno di giubilo su verso il cielo.
Per questo piccolo pezzo di carne
passerà tutto: affanno e gioia.
Se poi morrà nel rantolo e nel dolore
ce n’è altri dodici in questa sala.
da Morgue, traduzione di Sergio
Solmi
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