I monachicchi sono esseri
piccolissimi, allegri, aerei: corrono veloci qua e là, e il loro maggior piacere
è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i piedi
agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei letti, buttano sabbia
negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti
d'aria e fanno volare le carte e cadere i panni stesi in modo che si
insudicino, tolgono la sedia di sotto alle donne sedute, nascondono gli oggetti
nei luoghi più impensati, fanno cagliare il latte, danno pizzicotti, tirano i
capelli, pungono e fischiano come zanzare.
Ma sono innocenti: i loro malanni
non sono mai seri, hanno sempre l'aspetto di un gioco, e, per quanto
fastidiosi, non ne nasce mai nulla di grave. Il loro carattere è una
saltellante e giocosa bizzarria, e sono quasi inafferrabili. Portano in capo un
cappuccio rosso, più grande di loro; e guai se lo perdono: tutta la loro
allegria sparisce ed essi non cessano di piangere e di desolarsi finché non
l'abbiano ritrovato. Il solo modo di difendersi dai loro scherzi è appunto di
cercare di afferrarli per il cappuccio: se tu riesci a prenderglielo, il povero
monachicchio scappucciato ti si butterà ai piedi, in lacrime, scongiurandoti di
restituirglielo.
Ora, i monachicchi, sotto i loro
estri e la loro giocondità infantile nascondono una grande sapienza: essi
conoscono tutto quello che c'è sottoterra, sanno il luogo nascosto dei tesori.
Per riavere il suo cappuccio rosso, senza cui non può vivere, il monachicchio
ti prometterà di svelarti il nascondiglio di un tesoro. Ma tu non devi accontentarlo
fino a che non ti abbia accompagnato; finché il cappuccio è nelle tue mani, il
monachicchio ti servirà, ma appena riavrà il suo prezioso copricapo, fuggirà
con un gran balzo, facendo sberleffi e folli salti di gioia, e non manterrà la
sua promessa.
Cristo si è fermato a Eboli,
Torino, Einaudi, 1954
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