Horace Walpole in un ritratto di Van Dyck |
E’ uno strano termine, calco
dall’inglese serandipity, a lungo
introvabile nei dizionari. In un repertorio di parole nuove o rare (Il millevoci, D’Anna, 1974) così ne
ragionava il linguista Luciano Satta:"«Sta a indicare — usiamo le
parole di un illustre clinico — la capacità di un ricercatore di rilevare e
interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale». E
si cita l'esempio di Fleming e della penicillina. Insomma è il fare una
scoperta quando le ricerche non sono orientate verso quella scoperta. Curiosa
anche la nascita del vocabolo: esso fu coniato da Horace Walpole quando nel
1754 scrisse The three princes of
Serendip; i protagonisti del libro facevano scoperte del tipo che abbiamo
detto. Serendip (o Serendib) è l'antico nome di Ceylon; gli fu dato dai
geografi arabi medievali".
Nessun commento:
Posta un commento