10.1.14

Le cose e i simboli. Il vino della messa (Marcello Cini)

«Nell’Europa del Quattrocento» – scriveva Gregory Bateson – «cattolici e protestanti si mandavano al rogo, o preferivano andare al rogo, piuttosto che scendere a compromessi sulla natura del pane e del vino che si usano nella messa. Le affermazioni per cui si bruciavano a vicenda erano, da una parte: “il pane è il corpo” e, dall’altra: “il pane rappresenta il corpo”» (Bateson 1997).
E spiegava: mentre nella sfera della coscienza (nella parte «calcolante della nostra mente») siamo in grado di distinguere perfettamente fra una cosa reale e il simbolo che sta per quella cosa, nella sfera dell’inconscio (la parte della mente che «sogna») queste distinzioni non possiamo tracciarle. Nell’inconscio non c’è differenza fra le cose e i loro simboli. Non c’è differenza fra è e rappresenta. Identificare il simbolo con la realtà che rappresenta e comportarsi come se fossero la stessa cosa è in genere un errore epistemologico grave e spesso pericoloso. La mappa non è il territorio. Il menù di un ristorante raffinato può farti venire l’acquolina in bocca, ma non sazia la tua fame. L’inno nazionale può far battere più o meno il cuore a un individuo (a seconda del contesto), ma non va confuso con le città, i fiumi e le strade del paese, né con l’insieme dei suoi cittadini.


da Verità e relatività, in “L’ospite ingrato” Nuova serie 1, Quodlibet 2011

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