26.1.14

I principi sociali del cristianesimo (Karl Marx)

I principi sociali del cristianesimo hanno avuto già 1800 anni di tempo per svilupparsi e non richiedono alcun ulte­riore sviluppo dai consiglieri concistoriali prussiani. I principi sociali del cristianesimo hanno giustificata l'anti­ca schiavitù, esaltata la servitù del Medioevo, ed accon­sentono pure, in caso di bisogno, a propugnare la oppres­sione del proletariato, se anche con una cera un po' pia­gnucolosa. I principi sociali del cristianesimo predicano la necessità di una classe dominante e di una classe oppressa, e per quest'ultima hanno solo il pio desiderio che la prima possa essere caritatevole. I principi sociali del cristianesimo pongono in cielo la compensazione di tutte le infamie, pre­dicata dai consiglieri concistoriali, e giustificano perciò la continuazione di queste infamie sulla terra.
I principi so­ciali del cristianesimo spiegano tutte le iniquità degli op­pressori verso gli oppressi come la giusta punizione del peccato originale e di altri peccati, o come prove che, il Signore, secondo la sua sapienza, impone ai redenti. I prin­cipi sociali del cristianesimo predicano la viltà, il disprez­zo di se stesso, l'abiezione, l'asservimento, la sottomis­sione, in breve tutte le qualità della canaglia; e il proletariato che non vuol essere trattato come una canaglia, considera il suo coraggio, la coscienza di se stesso e il sentimento della sua indipendenza come più necessari del pane. I principi sociali del cristianesimo sono ipocriti e il proletariato è rivoluzionario. 

da Il comunismo dell'Osser­vatore renano, 1847, ora in Iring Fetscher, Il marxismo. Storia documentaria, Volume primo, Feltrinelli, 1969

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