L'editoriale di Luigi
Pintor qui postato fu pubblicato sulla prima pagina del “manifesto”
il 3 agosto 1996. Il primo agosto Erich Priebke era stato prosciolto
dal Tribunale militare di Roma al termine del processo per la strage
delle Fosse Ardeatine. I giudici militari avevano riconosciuto
all’imputato le attenuanti, ragione per cui il reato era stato
dichiarato prescritto.Alla lettura della sentenza una folla in
rivolta, in prima fila le famiglie delle vittime della strage, aveva
assediato l’aula del Tribunale. Ma mi pare che l'articolo esca dai
limiti della cronaca e del contingente, guardando lontano. (S.L.L.)
Priebke libero saluta i neonazisti che lo acclamano |
Ragione e sentimento
Se reagisco emotivamente
alla sentenza Priebke provo un senso di pianto. Penso alle vittime
come a persone vive e incredule, come se le conoscessi tutte e non
una soltanto. Se toccasse a me di informarle, portar loro la notizia
nel fondo delle cave, che parole troverei? Più che sofferenza sento
però vergogna personale. Che cosa ho fatto in questi cinquant'anni?
Sono uno di quelli che debbono a un certo punto domandarsi, secondo
Thomas Mann, se gli resti il diritto di noverarsi tra le persone
rispettabili. Provo anche dell'odio e altri pessimi sentimenti.
So che non si deve. Ma se
alla fine di quel processo, qualcuno si fosse abbandonato a un gesto
estremo, l'avrei compreso come un fratello.
So che non si deve. Se
invece reagisco alla sentenza Priebke razionalmente, con un criterio
politico, allora resto freddo e persuaso. La trovo logica, e contro
la logica si indignano i farisei. La trovo un segno dei tempi, e
perciò un segno di verità.
Da molti anni i fascismi,
tutti i fascismi, sono stati rivalutati. Sottilmente nelle accademie
europee, nelle nostre aule parlamentari, nel senso comune. Ora
grossolanamente anche nei tribunali. Norimberga non fu che
un'ipocrisia dei vincitori.
Non è una rivalutazione
storica, è una rivalutazione politica. Non riguarda il passato,
riguarda il presente. Non è una memoria cancellata, è una memoria
ritrovata. I fascismi sono stati un'incarnazione del potere e una
teoria del dominio a cui si riconosce un merito e si restituisce un
onore. Perché su di essi si può fare assegnamento futuro. Così ci
parla nella sua miseria la sentenza Priebke, anche se preferiamo non
sentire. E ci dice coerentemente che ogni strage, ogni crimine contro
l'umanità, ogni guerra, trova legittimità e giustificazione in
quanto è un esercizio del potere. Questo esercizio insindacabile non
è più un'eccezione ma una consuetudine, è la nostra normale
frequentazione televisiva. Se condannassimo quel passato, come
potremmo assolvere questo presente?
Lasciamo dunque che il
buon soldato muoia nel suo letto con la donna che gli ha scritto
lettere d'amore. E apriamo subito anche noi, come ad Auschwitz, un
supermercato esemplare al posto dell'ossario in disuso, anticipando
giubilei e nuove costituzioni.
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