I “Siciliani giovani”
è un mensile che a Catania, con la partecipazione di alcuni reduci
dell'esperienza de “I Siciliani”, il settimanale di Pippo Fava, e
di nuovi giornalisti impegnati nella denuncia della corruzione e
nella lotta alla mafia, intende rilanciare le battaglie di pulizia
iniziate trent'anni fa. Questa lettera aperta è stata pubblicata sul
mensile negli ultimi giorni di marzo, dopo un discorso del Presidente
della Repubblica, in cui si attribuivano al quotidiano catanese “La
Sicilia” meriti altamente improbabili. Aggiungo come postilla un
“comunicato stampa” della Procura della Repubblica di Catania che
giova a chiarire i termini della questione.(S.L.L.)
Signor Presidente,
il quotidiano “La
Sicilia” non è “la voce delle forze impegnate nella legalità”;
Lei sbaglia a dirlo. La Sicilia non è stata affatto, e non è
tuttora, voce d’impegno civile, ma esattamente l’opposto.
Ha combattuto Scidà, ha
esaltato i Cavalieri, ha intimidito pentiti, ha insultato Beppe
Montana e Giuseppe Fava. Ha ospitato dei boss, sulle sue pagine e
fisicamente. E in questo preciso momento essa è inquisita – in
persona del suo proprietario – per eventuale collusione con
mafiosi. È inquisita da magistrati che dipendono dal Csm, di cui Lei
– signor Presidente – è il massimo garante. Son giudici
coraggiosi, devoti all’ordine, e non terranno conto delle Sue
parole. Ma se non lo fossero stati? Se esse, senza volerlo, avessero
poi contribuito a salvare un reo?
Se sotto indagine fosse
stato un santo, Lei avrebbe dovuto esitare a parlare – in bene o in
male – di questo santo: per scrupolo, per timor d’influire anche
minimamente nel giudicato. E qua non si trattava d’un santo, come
Catania sa bene.
Scriviamo queste parole
non con polemica, non col tono che avremmo usato per un Napolitano o
un Cossiga, ma – signor Presidente – con dolore. Lei non è uno
dei tanti politici, Lei è dei nostri. Di noi che per decenni abbiamo
combattuto – ma questo è il meno – e che abbiamo dovuto chiamare
generazioni di giovani a lottare e a soffrire insieme a noi,
chiedendo sacrifici e offrendo pericoli, con l’unica ricompensa di
servir fedelmente ciò a cui Lei, salendo alla nostra Repubblica, ha
giurato.
Mai più, signor
Presidente. Mai più di questi dolori.
Postilla
10
aprile 2015
“In
relazione alle notizie di stampa diffuse in data odierna da varie
fonti in ordine all’esercizio dell’azione penale nei confronti di
Mario Ciancio Sanfilippo (l'editore de “La Sicilia”, n.d.r.) ed
alla avvenuta designazione del Giudice dell’Udienza Preliminare, si
precisa che in data 1 aprile 2015 la Procura Distrettuale della
Repubblica di Catania ha depositato presso la cancelleria del G.I.P.
la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del predetto imputato
per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e che la
designazione del Giudice, non ancora effettuata, avverrà secondo le
previsioni tabellari.”
Catania
ore 20.00
Il
Procuratore della Repubblica
Giovanni
Salvi
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