Un disegno sulle "dragonnades", le conversioni forzate degli ugonotti |
Ogni anno ha il suo
lascito di commemorazioni. Ma non tutti si sono accorti che il 1985
rievoca il trecentesimo anniversario della revoca dell'Editto di
Nantes. Finiva allora la fragile coesistenza fra papisti e
protestanti: chiese abbattute, persecuzioni, esilii; inizia un secolo
buio per la storia delle libertà religiose in Europa.
Gli ugonotti francesi
d'oggi sono rimasti profondamente scossi dall'ondata d'aggiornamento
radicale che da quindici anni si abbatte sulla Federazione
protestante di Francia e sul Consiglio ecumenico delle Chiese. Questo
trecentesimo anniversario sarà per loro l'occasione per rinverdire
l'eroismo dei grandi antenati.
L'Editto di Nantes viene
promulgato nel 1598 da Enrico IV: dopo 40 anni di reciproci
assassinii e di guerre religiose (cattolici contro riformati),
finalmente sono poste le basi per una coesistenza pacifica dei due
culti. Niente più che coesistenza, però: nessuno osa ancora parlare
di tolleranza. Questa parola magica implicherebbe una distensione tra
gli spiriti liberi e bigotti delle due sponde. E il Seicento non è
certo un secolo incline alle concessioni, in fatto di credenze.
La legalizzazione del
protestantesimo sancita dall'Editto di Nantes nel 1598 non conviene
ai preti del clero gallicano: la Chiesa francese l'accetta
controvoglia. Anche i protestanti non sono affatto entusiasti del
principio che sta alla base dell'Editto: le loro esigenze in materia
di fede sono altrettanto totalizzanti, intolleranti e a tratti
sanguinarie di quelle dei papisti. Ma quello che conta è il
dispotismo che la maggioranza esercita a scapito delle minoranze: in
Francia, la Chiesa romana è maggioritaria e perciò risulta odiosa
sotto tutti gli aspetti. La situazione è esattamente opposta in
Inghilterra, dove la massa dei sudditi è di fede anglicana, mentre i
papisti diventeranno solo un piccolo gruppo di perseguitati.
Gli effetti dell'Editto
di Nantes, in ogni caso, durano poco. A partire dal 1661 una tempesta
di ostilità torna ad abbattersi sugli ugonotti francesi: a
scatenarla sono Luigi XIV e i suoi ministri che, in cuor loro, hanno
già rinnegato l'Editto di Nantes. Colbert, ministro delle Finanze
del re Sole, si mantiene su posizioni moderate: non vuole certo
uccidere la gallina dalle uova d'oro, e sa bene che gli imprenditori
calvinisti sono fra i più attivi del regno. Ma il casato Le
Tellier-Louvois non ha di questi scrupoli ed è decisamente contrario
alla fede calvinista. Sarà proprio Le Tellier padre, cancelliere di
Francia, a redigere l'atto di revoca dell'Editto di Nantes, nel 1685.
Assumendosi la
responsabilità di questa azione di sterminio, il re e i suoi agenti
traducono in atti legislativi i desiderata della Chiesa gallicana,
che vuole sbarazzarsi dei «settari di Ginevra». Le misure prese a
questo fine dal «conseil d'en haut» (all'incirca
l'equivalente dell'attuale consiglio dei ministri) minano la base
legale del culto protestante. Ne parla con precisione e passione
Janine Garrison nel suo libro L'Editto di Nantes e la sua revoca.
Storia di un'intolleranza (Seuil). Il libro offre un resoconto
ampio ed effervescente di quello che in Francia preparò e accompagnò
il tentativo di annientamento degli ugonotti: sotto questo aspetto il
libro merita di essere letto. L'unico suo neo è la mancanza di un
confronto con le misure prese in altri paesi, contro altre infelici
minoranze: a partire dai papisti, che a Londra e a Dublino subirono
l'oppressione durante l'epoca classica, così come la subirono in
Francia i calvinisti. Ma proprio dalla sua dimensione nazionale, la
ricostruzione di Janine Garrison forse trae una straordinaria forza
di persuasione...
La tensione religiosa
cresce. Vengono abbattuti i templi, tra gli applausi del popolino. I
calvinisti hanno l'obbligo di rispettare i simboli del culto
cattolico, tra i quali il santissimo sacramento. I paesi di recente
integrazione alla Francia (come Gexe Béarn) perdono le libertà
religiose di cui avevano goduto fino a quel momento le loro forti
comunità riformate. I protestanti non possono ricoprire cariche
civili o militari per conto dello Stato; non possono esercitare la
professione medica o giuridica. Vengono esclusi dalle corporazioni le
cucitrici e gli stagnai rimasti fedeli alla religione riformata.
Tutto il ciclo della vita, dalla nascita alla morte, viene sottoposto
a stretta sorveglianza. A partire dal parto: la levatrice deve essere
cattolica. Poi durante la giovinezza: le scuole non papiste sono
bandite. E infine al momento del decesso: il protestante in agonia
riceve la visita dei giudici, che s'informano d'una sua possibile
conversione in extremis.
Tutto questo culmina nel
1685 con la revoca dell'Editto di Nantes, promulgata a Fontainebleau,
che bandisce il culto eterodosso. I più lucidi, come Vauban e
Saint-Simon, disapprovano questa barbarie. Ma l'élite
intellettuale (Bossuet, Madame de Sévigné. La Bruyère...), per
paura o per convinzione, finisce per applaudire.
L'esodo dalla Francia
diventa allora massiccio: circa 200 mila protestanti, sui 900 mila
che conta la Chiesa riformata, riescono a lasciare il territorio
nazionale. La Francia contava allora 20 milioni di anime: dunque, un
esule per ogni cento abitanti del regno. Contrariamente alle
previsioni, la perdita economica e demografica non è rilevante.
Enorme è invece il danno morale.
Ai soldati, che
costringono le vittime ad abiurare, si devono le conversioni forzate,
o «dragonate». Queste conversioni proiettano un'ombra sinistra
sull'operazione anti-Editto di Nantes, concepita come una violazione
collettiva delle coscienze.
L'eroismo di molti
protestanti e la loro capacità di sopravvivenza oscurano la memoria
di Luigi XIV, nel momento più odioso del suo operato. Eppure, i re
delle vicine nazioni (fatta eccezione per l'Olanda) non agivano in
modo molto diverso. La Spagna si serviva dell'Inquisizione. Il
governo di Londra, così liberale per altri aspetti, vessava i
papisti.
L'epilogo a lieto fine
viene con l'annullamento della revoca. Il buon Luigi XVI e più tardi
la Rivoluzione del 1789 emanciperanno definitivamente gli ugonotti.
Oltre la Manica, invece, i cattolici continueranno a essere
discriminati fino al 1830.
Nel 1985 in Europa c'è
ancora una specie di guerra religiosa tra papisti e protestanti con
l'aggravante del fattore nazionale. Danneggia parte dell'Irlanda del
Nord: le Cevenne sofferenti non sono più attuali, ma a Belfast o a
Londonderry la loro presenza si fa ancora sentire.
EUROPEO/30 MARZO 1985
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