Victor Hugo comparve come
una rivoluzione, annunziò un nuovo movimento letterario con la nuova
parola romanticismo, e rese questo francese, spingendolo a
conseguenze radicali ed estreme. Il classicismo era la forma in
riposo, la purità delle linee, la correzione del disegno; Victor
Hugo spinse l’opposizione fino a contraddire il “simplex et unum”
di Orazio, senza le idee medie che pure si richiedono pel trionfo di
nuovi principi. La base della sua poesia non solo non è il riposo;
ma è il movimento spinto fino alla sua esagerazione intellettuale,
morale e materiale. L’esagerazione intellettuale è il delirio,
l’esagerazione morale è lo strazio, la materiale è il mostruoso
ed il grottesco: ciò che con una sola parola i suoi avversari
dicevano “brutto.” Ed è questa la nota fondamentale delle sue
concezioni, dalla Lucrezia e dal Triboulet fino ai
Miserabili.
Sapete che grande lotta
egli suscitò: i classici gli opposero Ponsard, uomo di poco ingegno,
che fu tosto schiacciato. Dopo, in Francia, non rimase di quella
scuola nessun vestigio, tranne una grande individualità, Victor Hugo
medesimo, con quella potenza di fantasia, con la forza del sentire
spesso sincero, con l’audacia della forma, la sua vigorosa
immaginazione servendosi dell’antitesi. Il dualismo, la lotta, il
conflitto sostituito alla semplicità ed unità classica, nella forma
è conflitto fra idee e rapporti, è antitesi.
da Storia della
letteratura italiana nel secolo XIX,
a cura di Alberto Asor Rosa e Carlo Muscetta, vol. 2° La scuola
cattolico-liberale, Feltrinelli, 1958
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