Luigi Di Bella |
Alla fine degli anni ’90
l’industria Sandoz di Basilea, confluita poi nella Novartis, spedì
a tutti i medici svizzeri (non so se anche ai medici in Italia) un
messaggio per informarli che il suo medicamento Somatostatina era
efficace solo contro il tumore benigno dell’ipofisi, che produce in
eccesso l’ormone della crescita, e contro i carcinoidi
dell’intestino. Malattie rare.
Il messaggio, senza
riferimento al medico Luigi Di Bella, che imperversava in Italia con
la terapia di tutti i tumori maligni con Somatostatina, era un
ammonimento e una esplicita presa di distanza. Un gesto saggio della
Sandoz, che in Italia non fece effetto. Nel 1996 la Commissione
Oncologica Italiana aveva dichiarato la cura Di Bella inefficace.
Ciononostante, a furor di popolo e per imposizioni di magistrati
ordinari e amministrativi, la cura era libera e praticata in alcuni
ospedali pubblici. La reazione negativa di oncologi e scienziati fu
forte, ma non unanime.
Il famoso oncologo
Umberto Veronesi, sollecitato dai colleghi ad esprimere un parere che
avrebbe avuto molto peso, scelse di tacere. Il silenzio fu
interpretato come tacito consenso. Una commissione internazionale di
oncologi confermò l’inefficacia completa della cura e documentò
che parecchi pazienti, morti durante il trattamento, avrebbero
vissuto più a lungo con la chemio e radioterapia.
Il libro dell’avvocato
romano Luca Simonetti, (La scienza in tribunale. Dai vaccini agli
Ogm, da Di Bella al terremoto dell’Aquila: una storia italiana di
orrori legali e giudiziari, Fandango, Roma) esamina in ogni
dettaglio cantonate e incertezze della Magistratura in vicende di
valutazioni scientifiche, non solo mediche. Inizia con la vicenda Di
Bella, rievocando la prassi, esclusivamente italiana, secondo la
quale magistrati avevano l’ultima parola su eventi, come malattie e
cure, che richiedevano conoscenze che non avevano. Di Bella ebbe
campo libero a lungo.
Per Simonetti il
ciarlatano, «è un personaggio che [...] si presenta sempre come
portatore di un segreto: una scoperta [...] che rifiuta [...] di
sottoporre all’esame e al controllo» della comunità scientifica.
Di Bella e il farmacista Davide Vannoni con le cellule staminali
(altra tragedia con aspetti allucinanti, anch’essa minutamente
trattata nel libro), sono fra i ciarlatani italiani più famosi.
Della libertà e protezione che Vannoni ha goduto di praticare in
ospedali pubblici, si è occupata, incredula e sgomenta, la stampa
scientifica internazionale. La credulità e la disperazione in cui
cadono molti dei colpiti da un tumore maligno impongono alle
istituzioni di proteggerli dagli imbroglioni, anziché proteggere la
malapratica.
In Svizzera, Germania e
Austria trova consenso la Neue Germanische Medizin del
ciarlatano di turno, il medico tedesco Ryke Geerd Hamer. I tumori
maligni, secondo lui, sarebbero causati da un trauma psicologico, e
quindi l’unica cura è psicologica e con medicamenti naturali. Nel
2016 c’è stata una vittima anche in Italia, una diciottenne morta
di leucemia. I genitori, seguaci di Hamer, rifiutarono la
chemioterapia, ritenuta inutile e dannosa. La Magistratura di Padova
ha assolto ora i genitori, che il pubblico ministero aveva inviato a
giudizio per aver sottratto la figlia alla chemioterapia, che avrebbe
forse potuto guarirla. L’accusa era omicidio colposo. La
motivazione dell’assoluzione è di un’insigne sprovvedutezza:
credere nella scienza non è obbligatorio. La libertà di pensiero
vale per l’autodeterminazione delle terapie. La giovane era
convinta, su istigazione dei genitori, di sopravvivere solo con le
demenzialità di Hamer. La compassione per genitori che hanno perduto
una figlia non può e non deve far dimenticare che essa è morta per
la loro irragionevolezza.
È la stessa stortura
giudiziaria che, in nome della libertà di scelta, protegge, contro
la legge, il rifiuto delle vaccinazioni, di cui il libro parla a
lungo. Nel 1998 il prestigioso periodico medico “The Lancet”
pubblicò uno dei falsi più clamorosi della letteratura scientifica,
l’articolo dell’inglese Andrew Wakefield e 12 collaboratori sulle
conseguenze delle vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia.
In 8 di 12 bambini le vaccinazioni avrebbero provocato gravi disturbi
intestinali e modificato carattere e comportamento nel senso
dell’autismo. L’articolo causò il rifiuto delle vaccinazioni in
tutto il mondo. Il lavoro di Wakefield era un falso. Nel 2010 a
Wakefield fu ritirata la licenza di praticare in Inghilterra. Non
esiste rapporto causale fra vaccini e autismo. Sentenze italiane, in
un confuso vortice di perizie e controperizie, di cui il libro
riporta diversi esempi, sostengono invece il principio della
«ragionevole probabilità» del rapporto causale. Un rapporto
causale si deve dimostrare, non affermare a lume di naso. Il rischio
grave, anche mortale, della mancata vaccinazione è il morbillo.
Gli altri “orrori”
giudiziari trattati nel libro sono: la condanna di 7 geologi per
omicidio colposo della Corte d’Assise dell’Aquila per non aver
previsto il terremoto del 6 aprile 2009, assolti (tranne uno) in
Corte d’Appello e dalla Corte di Cassazione perché un terremoto e
la sua magnitudo non sono prevedibili; la condanna, a livello
politico, degli OGM (organismi geneticamente modificati) e la
vicenda, ancora aperta, del disseccamento degli ulivi in Puglia. Fare
il giudice è gravoso. In ogni campo della scienza ci sono esperti
seri per aiutare i magistrati ad evitare errori. Occorre scegliere le
persone giuste e non fidarsi troppo di sé stessi.
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