Tra
le poco retribuite attività di Luciano Bianciardi da Grosseto, negli
ultimi tempi della sua vita, tra il settembre 1970 e il settembre
1971, vi fu quella di “tenutario” della rubrica di
corrispondenza sul “Guerin Sportivo”.
Vi
era stato chiamato da Gianni Brera, che dirigeva il settimanale
torinese e gli affidò per quasi un anno la cura
della “posta” in terza pagina, in sua sostituzione. Quando Brera riprese la sua
rubrica, Bianciardi continuò la sua collaborazione in una sorta di
“salotto” in cui conversava – rispondendo alle loro lettere –
con personaggi dello sport e dello spettacolo.
Nelle
lettere dei lettori come nelle risposte di Bianciardi si parlava
soprattutto di calcio, ma non mancavano riferimenti a vicende della
società, della letteratura, dello spettacolo. Mi ha colpito in una
risposta del 1971, a un lettore di Roma (Guido Scandroglio)
un giudizio quasi distruttivo sull'esercizio della giustizia
in Italia. In verità esso riguarda il sistema giudiziario allora
vigente, quando la
faticosa conquista di una effettiva indipendenza da parte della
magistratura italiana era ancora agli inizi; a quel tempo gli intrecci con il
potere dei politici, dei grandi redditieri, delle corporazioni
professionali erano la regola piuttosto che l'eccezione.
Pertanto
la rappresentazione icastica di Bianciardi può aiutarci a vigilare:
se lasciamo fare il potere politico (quello emergente, in
particolare), quei tempi infelici potrebbero tornare. Se ne avverte
qua e là qualche segno. (S.L.L.)
Per
quanto ne so io, la maggior parte dei processi italiani, non si fanno
m aula ma nei corridoi, e talvolta nei salotti. Non potrebbe essere
diversamente. Avvocati e magistrati nascono dalla stessa matrice, si
conoscono, si frequentano, parlano, concordano, dirimono e decidono,
alle spalle del giudicato, essendo essi i giudicanti. Il gatto e la
volpe, il sedere e la camicia, il do ut des.
Poi a volte qualcuno sciorina i panni sporchi, e allora viene fuori
lo scandalo, e tutti (loro) fanno finta di scandalizzarsi. Dove andrà
a finire il nostro Paese, mi chiede. Stia tranquillo, ci è già
andato da un bel pezzo.
da "Guerin Sportivo", 14 giugno 1971, ora in Il fuorigioco mi sta antipatico, Stampa alternativa 2006
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