5.8.18

Magistrati e avvocati (Luciano Bianciardi)

Tra le poco retribuite attività di Luciano Bianciardi da Grosseto, negli ultimi tempi della sua vita, tra il settembre 1970 e il settembre 1971, vi fu quella di “tenutario” della rubrica di corrispondenza sul “Guerin Sportivo”.
Vi era stato chiamato da Gianni Brera, che dirigeva il settimanale torinese e gli affidò per quasi un anno la cura della “posta” in terza pagina, in sua sostituzione. Quando Brera riprese la sua rubrica, Bianciardi continuò la sua collaborazione in una sorta di “salotto” in cui conversava – rispondendo alle loro lettere – con personaggi dello sport e dello spettacolo.
Nelle lettere dei lettori come nelle risposte di Bianciardi si parlava soprattutto di calcio, ma non mancavano riferimenti a vicende della società, della letteratura, dello spettacolo. Mi ha colpito in una risposta del 1971, a un lettore di Roma (Guido Scandroglio) un giudizio quasi distruttivo sull'esercizio della giustizia in Italia. In verità esso riguarda il sistema giudiziario allora vigente, quando la faticosa conquista di una effettiva indipendenza da parte della magistratura italiana era ancora agli inizi; a quel tempo gli intrecci con il potere dei politici, dei grandi redditieri, delle corporazioni professionali erano la regola piuttosto che l'eccezione.
Pertanto la rappresentazione icastica di Bianciardi può aiutarci a vigilare: se lasciamo fare il potere politico (quello emergente, in particolare), quei tempi infelici potrebbero tornare. Se ne avverte qua e là qualche segno. (S.L.L.)

Per quanto ne so io, la maggior parte dei processi italiani, non si fanno m aula ma nei corridoi, e talvolta nei salotti. Non potrebbe essere diversamente. Avvocati e magistrati nascono dalla stessa matrice, si conoscono, si frequentano, parlano, concordano, dirimono e decidono, alle spalle del giudicato, essendo essi i giudicanti. Il gatto e la volpe, il sedere e la camicia, il do ut des. Poi a volte qualcuno sciorina i panni sporchi, e allora viene fuori lo scandalo, e tutti (loro) fanno finta di scandalizzarsi. Dove andrà a finire il nostro Paese, mi chiede. Stia tranquillo, ci è già andato da un bel pezzo.

da "Guerin Sportivo", 14 giugno 1971, ora in Il fuorigioco mi sta antipatico, Stampa alternativa 2006

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