Bertrand Russell |
Bisognerebbe distinguere
tra aspetti culturali e aspetti politici del nazionalismo.
Dal punto di vista
culturale, una delle cose piuttosto tristi da dire a proposito del
mondo moderno è la sua straordinaria uniformità. Se si va in un
albergo costoso, non c’è assolutamente niente che riveli in quale
continente o in quale parte del mondo ci si trovi; sono tutti
esattamente uguali in tutto il mondo, e ciò rende piuttosto scialbo
viaggiare in condizioni agiate, quando addirittura non lo privi
completamente di interesse. Se si vogliono conoscere i paesi
stranieri, bisogna viaggiare con pochi soldi in tasca.
Ci sono tantissime cose
da dire a favore del nazionalismo e del fatto che esso mantiene le
diversità, nella letteratura, nell’arte, nel linguaggio e in tutto
ciò che riguarda la cultura. Ma quando si tratta di politica, penso
che il nazionalismo sia soltanto un male. Non penso che esista una
sola cosa che possa essere detta in suo favore. Esso radica nella
mente del cittadino l’idea che il proprio paese sia degno di gloria
e che si sia sempre comportato bene in tutto, mentre gli altri
paesi..., beh, come dice il signor Podsnap in Dickens: «I paesi
stranieri, mi dispiace dirlo, fanno quello che fanno». Non ritengo
sia giusto considerare i paesi stranieri in questo modo. In uno dei
miei libri ho scritto: «Esiste, chiaramente, una nazione che
possiede tutte le maggiori virtù che ogni nazione, con arroganza, si
attribuisce. Quella è la nazione cui appartiene il mio lettore». Ho
ricevuto una lettera da un polacco che diceva: «Sono felice che lei
abbia riconosciuto la superiorità della Polonia».
Pensieri, Newton Compton, 1997
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