Ancora una volta, ad ulteriore riprova che non si tratta di un fenomeno occasionale ma di un problema strutturale, l’inchiesta della magistratura di Cremona sulle partite di calcio truccate e sul giro vorticoso delle relative scommesse illegali ha fatto emergere alla luce un’altra catena di affarismo, corruzione, illegalità, violenze, abusi, frodi e soprusi, rivelando in modo inequivocabile che il calcio è, oltre che un apparato ideologico di Stato teso a diffondere i ‘valori’ della competizione selvaggia, della flessibilità, della precarietà, della venalità mercenaria, del nazionalismo e del razzismo, un’industria che appartiene organicamente al sistema capitalistico di produzione, di scambio e di consumo.
L’organizzazione capitalistica del calcio ha ormai ucciso il calcio come sport fondato sul piacere e sulla socializzazione, nonché sui valori della competizione congiunti con quelli del rispetto e dell’amicizia. Essa si fonda invece sui due meccanismi più odiosi del sistema capitalistico: da una parte, un apparato gangsteristico che ricerca il massimo profitto; dall’altra, un’ideologia fondata sui princìpi del superuomo, della forza, della violenza e, nel contempo, su uno spirito nazionalista e aggressivo che non teme di rivendicare esplicitamente concezioni razziste e legami con l’estrema destra nazifascista.
Le diverse società calcistiche e le stesse istituzioni ai diversi livelli (Fifa, Coni, Figc) sono immerse nell’affarismo fino al collo. Dietro le quinte di uno spettacolo così bello, che entusiasma centinaia di milioni di persone, opera, come un tumore che genera continue metastasi, un capitalismo di stampo gangsteristico. La passione per il calcio si identifica quindi oggettivamente, per centinaia di milioni di persone del tutto inconsapevoli del rapporto tra forma e sostanza, con la necrofilia. L’imputridimento del calcio mostra infatti fino a che punto sia arrivato il processo di decomposizione dell’intera società capitalistica. Un grande campione e un profondo conoscitore di questo mondo, Gigi Riva, il quale, quando scoppiò lo scandalo Moggi, propose di fermare per un anno il campionato di calcio, mise perfettamente a nudo l’‘impasse’ determinata da un siffatto imputridimento.
Per queste ragioni, governo, forze dell’ordine e magistratura potranno soltanto curare i sintomi, ma non potranno minimamente incidere sulla causa della malattia che ha colpito questo sport. Viene in mente un uomo il cui volto, illuminato un tempo dalla tersa e pura bellezza della gioventù, si altera e si corrompe somigliando sempre di più ad un mostruoso ceffo diabolico, sfregiato da una ributtante bruttezza e da un orrendo disfacimento: quel ceffo che, come accade nell’omonimo romanzo di Oscar Wilde, costituendo lo stadio finale di una metamorfosi ad un tempo etica ed estetica, deforma il ritratto giovanile di Dorian Gray e lo rende tanto irriconoscibile quanto irrecuperabile.
Dal quotidiano "La Prealpina" di Varese.
Dal quotidiano "La Prealpina" di Varese.
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