Sabato 28 maggio alcuni compagni che militarono in Democrazia proletaria hanno organizzato a Perugia la presentazione del recente libro di Gambetta che ne rievoca la storia. Alla discussione ha fatto seguito una compagnevole cena di rimpatriata, aperta ai più giovani e ai simpatizzanti di quell’esperienza. Per l’occasione Jacopo Manna ha composto quella che modestamente chiama una “poesiola”. Io sono convinto che invece questa poesia conviviale (o simposiaca, se si preferisce) sia una gran bella cosa, costruita con arte e scienza, rigorosa, commossa e commovente. La sua alta retorica ha persuaso anche me che dell'esperienza di Dp non sono reduce e sono stato osservatore attento e critico e che perciò non posso nutrire alcuna nostalgia.
Mi conferma nella convinzione che ho sempre avuto, che la poesia d’occasione sia fortemente da rivalutare rispetto al pregiudizio romantico, idealistico e decadente che la vorrebbe inficiata da un impoetico utilitarismo. E mi conferma nell’idea che bisogna restituire alla poesia il suo carattere di valore d’uso. (S.L.L.)
Rivedendo i miei compagni
di Democrazia Proletaria
Cortei, bombe, attentati, ipocrisia,
piombo, liberazioni, agguati, prese
di coscienza, censure, polizia,
sfascio di classe, sfascio del paese,
il patto solidale che si schianta –
è così che finirono i Settanta.
Colletti bianchi a fianco del padrone,
mafia, sviluppo, privatizzazione,
muro di gomma, muro di Berlino
e tanta tanta tanta grana tanta –
è così che finirono gli Ottanta.
Noi siamo nati in quell’epoca nera
con gli ultimi bagliori a farci strada,
ricucendo gli strappi alla bandiera,
pensando: io resto, accada quel che accada.
Noi siamo nati in anni disillusi,
marchiati come ingenui o come ottusi.
Quanti ne abbiamo visti col pretesto
del pragmatismo arrampicarsi in vetta,
rifarsi un nome e poi, di braccio lesto,
ingrassare brandendo la mazzetta!
Quanti cantando “L’ideologia è morta”
si son presi i tre quarti della torta!
Quanti ne abbiamo uditi predicare
la morale che il mondo è dei predoni,
dei furbi, di chi primo butta a mare
giustizia e libertà (“vane opinioni”),
che l’eguaglianza è un sogno per oziosi,
per perdenti, falliti ed invidiosi!
Ma di tanti signori così astuti,
così attivi nel prenderci per fessi,
quanti ne abbiamo visti, poi, perduti
nel gorgo delle inchieste e dei processi.
Quanti, così potenti appena ieri,
portati via tra due carabinieri!
Noi siamo nati in quell’epoca nera
quando coprì il cemento ogni coscienza,
quando nulla restò di quel che c’era,
quando tutto fu sonno o fu emergenza,
quando dir “comunista” era un insulto,
quando nessun più volle essere adulto.
Sta scritto che i peccati degli umani
si fecero così biechi e perversi
che in tempi misteriosi e ormai lontani
piovve e piovve finché furon sommersi,
ma che un’arca salvò il regno animale
da morte per Diluvio Universale.
Così anche noi vogliam salvare il regno
di libertà e giustizia ed eguaglianza
su quest’arca di antico e nuovo legno
contro alle onde della dimenticanza.
Noi abbiamo traghettato fra i marosi
la nostra storia di facinorosi
portando in salvo critiche e pensieri,
coraggio, parità, lotta, coscienza
di classe, Marx, Brecht, Gramsci, il “Che”, Panzieri,
fraternità, diritti, indipendenza;
e una bandiera rossa di colore
è la nostra memoria e il nostro onore.
Tra gli antichi soprusi e i rinnovati
il mondo soffre ancora e ancora geme.
Compagni qui riuniti e ritrovati,
non si perda ciò che facemmo insieme.
Contro il mare ogni giorno più cattivo
Ciò che salvammo deve restar vivo.
Jacopo Manna
28 maggio 2011
[1] C.A.F. : in questo caso non sta per Centro Assistenza Fiscale ma per Craxi-Andreotti-Forlani, il triumvirato che segnò la conclusione della cosiddetta Prima Repubblica
1 commento:
è stata una piccola gran bella storia quella di democrazia proletaria...camminando sempre eretti son convinto che qualcosa abbiamo seminato. Forza compagni.
Alessandro.
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