23.6.11

Le polpette del Manzoni (di Rocco Moliterni)

Un irrisolto dilemma sui Promessi sposi (che cosa Manzoni intendeva per “polpette”?) si può reperire nella rubrica del quotidiano “La Stampa” Fratelli di Teglia, curata da Rocco Moliterni, di giovedì 16 dicembre, dal titolo originario, Manzoni, giallo all'osteria tra polpette e mondeghilj. Si legge con gusto. (S.L.L.) 

Mondeghilj
Come spiegavano i libri di scuola ben prima che arrivasse la tv furono i Promessi sposi di Alessandro Manzoni a unificare la lingua degli italiani. Mentre li scriveva Don Lisander era anche andato a Firenze per «sciacquare i panni in Arno», ossia per liberarsi da inflessioni dialettali. Da questo risciacquo però non si sa se si siano salvate le polpette. Contrariamente al resto d'Italia nell'800 a Milano per polpette, o meglio polpett, non si intendevano palline fatte con carne o verdura trita, ma degli involtini. Quelle che noi chiamiamo polpette i milanesi le chiamavano (e qualcuno ancora le chiama) mondeghilj, un termine che viene dall'arabo attraverso la dominazione spagnola. Così quando Manzoni, nel capitolo VII del suo romanzo, fa mangiare all'osteria un piatto di polpette a Renzo, Tonio e Gervaso, intende polpett o mondeghilj? «Mai mangia' i mondeghilj all'osteria» suggeriva Angelo Dubini, medico milanese e autore nel 1842 di un celebre libro di ricette, ma i Promessi Sposi erano già stati pubblicati da un anno. Se non sappiamo cosa faccia davvero mangiare Manzoni a Renzo, sappiamo in compenso perché lo fa. A chiederglielo fu infatti sua madre Giulia Beccaria. E lui rispose: «Cara mamma, mi avete fatto mangiare fin da bambino tante di quelle polpette, che ho ritenuto giusto farle assaggiare anche ai personaggi del mio romanzo». Don Lisander sarebbe probabilmente comprensivo nei confronti dei liceali italiani che, costretti a studiarlo, hanno sempre considerato il suo romanzo un polpettone.

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