In prima pagina, alla notizia della incredibile morte do Manuel Vasquez Montalbán, “il manifesto” pubblicò un articolo di Maruja Torres, il cui incipit davvero memorabile qui riprendo. (S.L.L.)
Manuel Vazquez Montalbàn a Barcelona |
Ho appena letto la notizia sui principali giornali europei, la notizia di copertina, ma né i trucchi di Internet né le insolenti affermazioni radiofoniche, né il blablablà della tivù, né le telefonate dei miei amici o dei miei familiari, né le loro lacrime o le mie potranno convincermi del fatto che Manolo, il nostro Manolo, sia morto. Neppure quando lo trasporteranno (diranno che l'hanno trasportato, sono astuti) e lo mostreranno, qualora accada, accetterò che Manolo sia morto.
Perché lui stesso ebbe a domandarsi: «Le cose ci sono perché sono o sono perché ci sono?», rispondendosi: «Il movimento genera fantasmi di esistenze o lo spazio è solo paesaggio per la vita e la morte della materia» (Poema de Dardé).
E anche (in Ciudad): «...ma sarai libero solo arrivando a Memoria, la città dove abita il tuo unico destino», pertanto Manolo non può essere morto perché il mio paesaggio in alcun modo ammette tale eventualità e perché, nella città, paese, continente o pianeta chiamato Memoria, la sua esistenza non è un fantasma o un gioco di specchi creato da un insieme di movimenti, bensì la materia della quale si alimentano i migliori ricordi.
“il manifesto” 19.10.2003
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