Quando il ragazzo aveva quattordici anni, la moglie convocò al caffè il marito, da cui era separata già da alcuni anni.
Dopo qualche convenevole e opportuna perifrasi gli disse: “Ti sei accorto che nostro figlio è diverso?”.
L’uomo capì e non sembrò molto sorpreso; ma un po’ lo era. Sì, qualcosa di quando in quando aveva notato e un dubbio gli era balenato; e tuttavia, concentrato com’era su se stesso, i suoi affari, i suoi pensieri, non aveva dato peso alla cosa.
Dopo una pausa di riflessivo silenzio così parlò: “Dovrà combattere per difendere la sua identità, c’è ancora tanta ignoranza e cattiveria in giro. E’ importante che ci sappia dalla sua parte”.
Era – più o meno – la conclusione che lei sperava, ma aveva messo nel conto anche qualche espressione di dolore o di disappunto, che invece non aveva affatto notato. Gli disse: “Ero certa che avresti accettato la sfida. Sei sempre stato dalla parte delle minoranze”.
E lui: “Sei proprio sicura che siamo una minoranza? Siamo una maggioranza schiacciante, bulgara. Siamo quasi tutti diversi”.
Nessun commento:
Posta un commento