La tavola rotonda sull' "Odissea". Da sinistra Corrado Augias, Pietro Citati, Aurelio Privitera, Enzo Siciliano e Italo Calvino |
In occasione di una nuova edizione e traduzione dell’Odissea omerica promossa dalla Fondazione Lorenzo Valla, il settimanale “Panorama” organizzò nel 1981 una sorta di tavola rotonda sul poema.
Vi parteciparono, moderati dal giornalista Corrado Augias, il traduttore Aurelio Privitera, Pietro Citati, Enzo Siciliano e Italo Calvino. Di quest’ultimo ho "postato" qui uno degli interventi, molto acuto e “calvinista”. (S.L.L.)
Vi parteciparono, moderati dal giornalista Corrado Augias, il traduttore Aurelio Privitera, Pietro Citati, Enzo Siciliano e Italo Calvino. Di quest’ultimo ho "postato" qui uno degli interventi, molto acuto e “calvinista”. (S.L.L.)
Vorrei aggiungere qualcosa a proposito di Ulisse come narratore. Il racconto che Ulisse fa a Eumeo, fingendosi un'altra persona, è un'altra Odissea, è un'Odissea diversa da quella da lui vissuta o comunque da lui raccontata nell'isola dei Feaci, analoga però a quella in cui Ulisse racconta d'essere stato in un posto da cui era passato Ulisse. E coloro che lo hanno visto raccontano altre avventure di Ulisse per cui nell'Odissea si apre l'altra Odissea di questo personaggio immaginario. In quest'altra Odissea si apre una terza Odissea che è ciò che di Ulisse si dice e si narra in quel posto. L'Odissea insomma è sempre la ricerca di un racconto. Che cosa va a cercare Telemaco nel suo viaggio presso Nestore e Menelao? Va a cercare 1'Odissea, cioè il racconto di ciò che è accaduto a suo padre. C'è del resto una continua ricerca di racconto anche nel viaggio di Ulisse. Durante la sosta presso Circe si apre l'episodio del viaggio nell'Ade. Lo stesso ritorno, di cui tanto si parla, è un racconto e quando Ulisse approda a Itaca deve provare a tutti la sua identità perché è trasformato in un altro. Nello stesso tempo, quando si sveglia dopo il sonno sulla spiaggia, deve venire Atena sotto forma di un fanciullo a dirgli che quella è la sua isola, perché altrimenti non la riconoscerebbe. Questa è la sola realtà del poema e si tratta di una realtà che ci sfugge, di un racconto che può anche essere tutto inventato.
“Panorama”, 26 ottobre 1981
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