25.3.13

Il bue. Sull'altare o in qualche pentola (Carlo Grande)

Il bue grasso di Carrù
Il  terzo giorno dopo la nascita del Signore Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il bambino nella mangiatoia e il bue e l'asino lo adorarono».
Il bue, protagonista della simbologia natalizia, ha significati positivi mentre l'asino a volte è denigrato, anche se nei Vangeli (e nella civiltà contadina) è pur sempre simbolo di umiltà e di pazienza, viene scolpito sulle cattedrali nel medioevo e accompagna la fuga della Sacra famiglia in Egitto e l'entrata di Gesù in Gerusalemme.
Il bue nelle tradizioni precristiane era vittima sacrificale e benefica, analogo al toro di Mithra dalle ampie corna «lunari», sgozzato e rigeneratore del mondo. E' un toro, ma castrato, senza minacciosità, paziente nel sopportare le fatiche e i maltrattamenti. Girala come vuoi, ma se pensi più prosasticamente alla fiera del bue grasso di Carrù (compie 101 anni, ha radici profonde) e al famoso bollito del «Vascello d'oro», il corpulento animale finisce sempre in qualche pentola o su qualche altare.

"La Stampa", 27 dicembre 1984 


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