Dal
sito “Giubbe rosse” curato da Pietro Spataro, a lungo giornalista
de “l'Unità”, recupero il testo che segue, un ampio stralcio del
discorso che Luigi Petroselli pronunciò all'atto della sua elezione
a sindaco di Roma. Spataro fa notare come l'umiltà sia
il tema chiave dell'intervento, sintomatico di uno stile politico
assai diverso da quelli oggi in auge. Petroselli si meritò un
curioso nomignolo, Jo Banana, per le improbabili cravatte che
indossava, ma quel che più di lui rimane vivo nel ricordo è il
legame con i lavoratori, i giovani, il popolo delle borgate. Figura
notevole Petroselli, ma non eccezionale, perché dalla scuola del Pci
ne venivano in buon numero dirigenti politici e amministratori,
lungimiranti, impegnati, aperti ai contributi della scienza. So che
sono venute meno molte condizioni per quel modo di organizzare i
cittadini e di esprimere la rappresentanza politica, ma da quella
storia c'è tuttora molto da imparare e a quelle lezioni bisognerà
prima o poi ritornare. (S.L.L.)
Signor presidente,
colleghi consiglieri,
il sentimento che, sopra
ogni altro, ora prevale, è di umiltà. Non si succede a Giulio Carlo
Argan, per il segno alto e ineguagliabile di serietà, di rigore
intellettuale e morale che egli ha impresso nel governo di Roma senza
grande umiltà. Sul valore dell’incontro di Argan con i comunisti
come espressione di una esperienza complessiva della sinistra
democratica italiana in questa fase storica, si è già detto e si
dirà ancora. La sua opera nel Consiglio comunale continua e in ciò
io vedo una delle principali garanzie, anche per il mio lavoro.
Dalle parole cortesi,
oltre ogni misura, che egli ha benevolmente dedicato alla mia
persona, una sopra le altre mi commuove, perché va oltre le vicende
contingenti di una successione, per prestigiosa che essa sia,
allorché mi ha chiamato suo “amico carissimo”. I colleghi di
consiglio ed anche i compagni di partito si incontrano, gli amici si
scelgono. Questa scelta reciproca di amicizia non fa velo al dovere
che io sento oggi di rendere omaggio, in qualità di sindaco di Roma,
a Giulio Carlo Argan come ad un cittadino che ha già fatto onore,
con la sua opera e con il suo esempio, alla sua città e al suo
paese.
Umiltà perché conosco
il valore sperimentato dei colleghi della Giunta e di tutti voi
colleghi, che sedete con me in questo Consiglio comunale. Umiltà
infine di fronte al compito immane, di rappresentare, come primo
cittadino, questa città che amiamo perché rispettiamo, unica al
mondo, per la sua storia che ha tanta parte nella civiltà umana e
per la sua funzione di capitale e di centro della cattolicità.
Ringrazio i colleghi della maggioranza per la fiducia che mi hanno
accordato, ringrazio tutti i colleghi che con la loro opposizione
hanno contribuito ad esaltare questo passaggio politico ed
amministrativo come una prova della necessità della dialettica
democratica.
Grande umiltà, signor
presidente e colleghi consiglieri, ma non rassegnazione. Ho fiducia
nel movimento operaio, popolare, democratico romano di cui sono
espressione. Ho fiducia in questa città, sottoposta a prove
durissime e a tentazioni ricorrenti e quotidiane di resa al peggio,
alla prepotenza e ai veleni di quanti si adoperano di sfruttarla e di
piegarla ai propri fini particolari ma insieme città
straordinariamente viva e aperta al nuovo, straordinariamente
democratica.
Questa è la capitale di
Porta San Paolo e delle Ardeatine. è la capitale della Repubblica
sorta con la Resistenza, è la capitale della grande risposta
democratica alla sfida di via Fani e di via Caetani.
La mia grande speranza è
che al lavoro mio e della Giunta municipale – della quale posso
garantire la tenacia, la passione, l’assiduità – corrisponde,
nel rispetto delle leggi e delle istituzioni, nella consapevolezza
dei diritti e dei doveri, nella libera espressione di tutte le realtà
politiche, sociali culturali, un rinnovato impegno civile e morale di
tutti i cittadini.
Tutte le nostre forze
saranno adoperate senza risparmio affinché di questo appuntamento
quotidiano di risanamento e di rinnovamento siano protagoniste le
nuove generazioni. Sta ai giovani non rassegnarsi, reagire,
combattere, dimostrare che la democrazia repubblicana ha in sé la
forza di trasformare in meglio gli uomini, le istituzioni, la
società. Sta a noi dimostrare che la città è anche dei giovani e
per i giovani che aspirano a un lavoro dignitoso, a rapporti più
liberi e più elevati tra gli uomini. Argan ci lascia l’esempio e
il monito di un impegno multiforme e senza riserve nella lotta contro
il terrorismo e la violenza criminale che insidia le basi della
nostra Repubblica e attenta, con scelta deliberata e privilegiata,
alla convivenza civile nella nostra città.
Partecipo sentimenti di
rispettoso omaggio a tutte le autorità religiose e prima di esse al
vescovo di Roma, il sommo pontefice Giovanni Paolo II. La sede della
capitale e la sede del centro della cattolicità si intrecciano nel
destino di Roma.
Consideriamo lo sviluppo
di rapporti di autonomia, di reciproco rispetto e riconoscimento di
valori, tra il mondo religioso e il mondo civile, tra Stato
repubblicano e Chiesa, tra Chiesa di e istituzioni cittadine, come
una conquista della democrazia repubblicana che sta anche a noi
custodire e difendere. Nella nostra idea di Roma e per Roma c’è la
convinzione profonda che tanto più sarà una città, cioè una
comunità cittadina, fondata su valori di libertà, di tolleranza. di
giustizia, di solidarietà umana, tanto meglio assolverà alla sua
funzione di capitale dello Stato democratico, capace di unire e di
unificare e tanto meglio la Chiesa cattolica potrà adempiere alla
missione che essa si è assegnata e che le assegnano i sentimenti di
tanti romani.
Tutta l’azione della
coalizione di maggioranza che regge oggi le sorti del Campidoglio,
con la sua identità e la sua autonomia, che non è autosufficienza
ma consapevolezza del ruolo delle opposizioni, è ispirata dalla
convinzione che oggi più che mai, di fronte alla crisi del Paese e
alla crisi delle grandi aree metropolitane, la città è una sola.
Solo se i mali di Roma saranno affrontati, solo se la parte più
oppressa e più debole della società, dai poveri e dagli emarginati
agli anziani, dalle borgate ai ghetti della periferia, avranno un
peso nuovo su tutta la città, essa potrà essere risanata e
rinnovata. Solo se sarà più giusta e più umana, potrà essere
ordinata, potrà essere una città capace di custodire il suo passato
e di preparare un futuro. Tutto ciò voglio confermare nel momento
nel quale, come Sindaco, assumo l’impegno di essere non un sindaco
di parte ma un sindaco di tutti i cittadini. di ogni cittadino.
Consideriamo il decentramento e la partecipazione democratica il
problema dei problemi come forma di una questione più generale che
riguarda l’opera della Giunta come di tutto il Consiglio Comunale:
governare avendo fiducia nel dialogo e nel confronto che sono
premessa di scelte chiare, governare avendo fiducia nella gente
Vorrei infine ricordare,
per esprimere tutta la mia gratitudine, i compagni della mia parte
politica i quali, con il lavoro e le battaglie ideali, politiche,
sociali di questi decenni hanno reso possibile questa mia nuova
assunzione di responsabilità. In nessun momento come questo sento di
essere al passaggio di un cammino che viene da molto lontano e che
supera, coinvolgendola, la mia persona: è il cammino del movimento
operaio, dei comunisti, dei socialisti e di tutta la sinistra
democratica italiana.
Non sembri ad alcuno che
io voglia esaltare uno spirito di parte. Nel legittimo orgoglio di
parte c’è anche limpido non solo il rispetto delle altre forze
politiche ma il riconoscimento dei valori ideali che esse esprimono
concorrendo a far vivere, a difendere, a rinnovare la democrazia
italiana. No, non da soli, ma come parte decisiva anche se non
esclusiva del movimento operaio, socialista, stando dalla parte dei
lavoratori e del popolo, abbiamo servito la città e il paese. La
politica della quale tanto si parla in occasione di questa mia
elezione noi l’abbiamo vissuta e la viviamo non come affarismo o
politicantismo o carrierismo, ma come strumento per conoscere e
trasformare se stessi e la società.
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