A Clemente Mastella non
piace la location romana del
Premio Strega, spostato da Villa Giulia all'Auditorium. Dice che così
ha perso ogni attrattiva e lo vuole a Benevento, dove è stato da
poco eletto sindaco a furor di popolo (60% e più, un altro
populismo?).
Benevento
è patria ideale delle streghe, è lì – sotto un secolare ed
enorme albero di noce – che le streghe volavano e nella tregenda
baciavano l'orifizio del deretano al diavolo cui s'erano votate.
Benevento è la patria del Liquore Strega, inventato nell'Ottocento
da un Alberti, antenato di quel Guido che finanziava per réclame il
premio inventato da Goffredo e Maria Bellonci, tenutari di un
prestigioso salotto letterario nella capitale. Perché non a
Benevento, dunque, magari sotto un noce? Sostiene Mastella:
“Benevento lo accoglierebbe con amore”.
A
ridire sullo Strega ha avuto anche lo scrittore Moresco, che -
passato da Mondadori a Giunti e presentato dalla neodirettrice di
Rai3 Daria Bignardi - aveva sperato che il suo romanzo, L'addio,
quantomeno entrasse nella cinquina dei finalisti per ottenere così
un buon lancio pubblicitario. È risultato sesto, il primo degli
esclusi, e si è lanciato in una invettiva degna di miglior causa:
“Perché avete dato a questa melma il nome di cultura?”. Facile
sul sito del “Ponte” la replica di Rino Genovese: “Nel tempo,
dopo la morte dei Bellonci e dello stesso Alberti, il peggiore premio
italiano è diventato addirittura pessimo. Vi partecipano cani e
porci. Perfino il mio ex amico Moresco, grande autore, ha cambiato
casacca editoriale soltanto per prendervi parte”. Aggiunge: “I
premi letterari andrebbero aboliti in toto”.
Mastella, ovviamente, non ne è convinto.
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