8.3.13

Narcotraffico. Il codice degli scissionisti messicani (f.l.)

Dal “manifesto” una notizia curiosa e insieme preoccupante dal Messico. La sigla f.l. è da ricondursi a Francesca Lazzarato, che all’epoca si occupava di cose latinoamericane per il quotidiano comunista. (S.L.L.)
È un supertascabile di ventiquattro pagine con una copertina quasi elegante, ben stampato e illustrato con figure di cavalieri in armatura, ma nessuna libreria messicana si è azzardata a venderlo. E non c'è da stupirsene, visto che «El Código de los Caballeros Templarios de Michoacán» contiene i cinquantatre precetti che regolano la vita e l'onore di una temuta banda di narcotrafficanti, nata dalla scissione di un cartél noto come Familia Michoacana, che anni fa distribuì ben centocinquantamila copie dei «Pensamientos" scritti dal suo capo.
Anche il «Codigo» è stato diffuso porta a porta per presentare alla cittadinanza un cartello in ascesa, che afferma la propria autorità non solo con armi e esecuzioni, ma anche attraverso collaudati strumenti di marketing (magliette con il logo medioevaleggiante della banda, volantini in cui si offre un servizio di «protezione e prevenzione»). Senza mai nominare il narcotraffico, il libro dei Caballeros Templarios è una dichiarazione di intenti che stabilisce ferree norme di comportamento e adotta un linguaggio cavalleresco vagamente simile a quello dei deliranti memoriali di Breivik, l'attentatore norvegese. L'aureo librino non dice, però, che il capo dei Templarios e probabile estensore del testo, Servando Gómez detto La Tuta, ha sulla testa una taglia di due milioni e mezzo di dollari ed è nella lista dei criminali più ricercati dalla polizia messicana.

“il manifesto”, 20 settembre 2011

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