29.4.16

Antichi oratori. Raffinati o effeminati? (da Aulo Gellio).

Il busto di Demostene del British Museum,
copia romana di una statua attribuita a Policleto
È noto che Demostene aveva un modo di abbigliarsi, e di curare in genere il corpo e la persona, raffinato ed elegante, fin troppo accurato. Da qui gli vennero le contumelie degli avversari che, oltre a rinfacciargli le “graziose mantelline” e le “morbide tunichette”, non gli risparmiarono parole turpi e disonorevoli, fino a farlo passare per un tipo poco virile e dalla bocca viziosa.
Allo stesso modo fu trattato Quinto Ortensio, che si può considerare il più importante oratore del suo tempo, Cicerone escluso. Siccome si vestiva con grande eleganza e meticolosa attenzione ai particolari e visto che le sue mani, quando parlava in pubblico, mostravano una vivacissima mobilità gestuale, fu colpito da molte insolenze e apostrofi ingiuriose nel corso dei processi e delle arringhe, come se fosse un guitto. Una volta Lucio Torquato, uomo rozzo e privo di spirito, mentre si trattava la causa di Silla, si lasciò andare davanti alla corte giudicante a un'offesa più grave e infamante, dicendo che non era neanche un istrione ma una soubrette e lo chiamò con il nome di una attrice-ballerina al tempo famosissima, Dionisia. Ortensio replicò con voce soave e calma: “Dionisia? Mi sta bene, preferisco essere Dionisia piuttosto che uno come te senza Muse, senza Afrodite, senza Dioniso, cioè senza cultura, bellezza ed amore, e sempre fuori luogo come chi va da inesperto ai riti dionisiaci”.

Noctes Atticae, Liber I capitulum V

La traduzione è mia. Per evitare annotazioni mi sono preso la libertà di inserire nel testo qualche elemento di spiegazione. (S.L.L.)


Da Le notti attiche (a cura di Giorgio Bernardi-Perini), UTET, 2007

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