Il busto di Demostene del British Museum, copia romana di una statua attribuita a Policleto |
È noto che Demostene
aveva un modo di abbigliarsi, e di curare in genere il corpo e la
persona, raffinato ed elegante, fin troppo accurato. Da qui gli
vennero le contumelie degli avversari che, oltre a rinfacciargli le
“graziose mantelline” e le “morbide tunichette”, non gli
risparmiarono parole turpi e disonorevoli, fino a farlo passare per
un tipo poco virile e dalla bocca viziosa.
Allo stesso modo fu
trattato Quinto Ortensio, che si può considerare il più importante
oratore del suo tempo, Cicerone escluso. Siccome si vestiva con
grande eleganza e meticolosa attenzione ai particolari e visto che le
sue mani, quando parlava in pubblico, mostravano una vivacissima
mobilità gestuale, fu colpito da molte insolenze e apostrofi
ingiuriose nel corso dei processi e delle arringhe, come se fosse un
guitto. Una volta Lucio Torquato, uomo rozzo e privo di spirito,
mentre si trattava la causa di Silla, si lasciò andare davanti alla
corte giudicante a un'offesa più grave e infamante, dicendo che non
era neanche un istrione ma una soubrette e
lo chiamò con il nome di una attrice-ballerina al tempo famosissima,
Dionisia. Ortensio replicò con voce soave e calma: “Dionisia? Mi
sta bene, preferisco essere Dionisia piuttosto che uno come te senza
Muse, senza Afrodite, senza Dioniso, cioè senza cultura, bellezza ed
amore, e sempre fuori luogo come chi va da inesperto ai riti
dionisiaci”.
Noctes Atticae, Liber
I capitulum V
La traduzione è mia. Per evitare annotazioni mi sono preso la libertà di inserire nel testo qualche elemento di spiegazione. (S.L.L.)
Da Le
notti attiche (a cura di Giorgio Bernardi-Perini), UTET, 2007
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