Poco meno di 32 anni fa,
nel corso del romanzesco 1984, apparve su “la Repubblica” la
notizia che segue, raccontata e commentata con toni trionfali da
Laura Lilli. La giornalista lasciava intuire, ma tralasciava di
esplicitare l'ipotesi che nella figura di Lady Chatterley si potesse
celare Frieda Von Richtofen, la moglie di Lawrence (che della
pittoresca relazione adulterina sarebbe stato vittima o forse
complice, in ogni caso testimone attento).
C'è inoltre qualche
imprecisione sul ruolo che l'ex ufficiale dei bersaglieri ciclisti,
Angelo Ravagli, svolgeva nel castello di Spotorno, al tempo della
permanenza dei coniugi Lawrence. L'articolo lascia intendere che fosse il proprietario di un castello e invece – diverse altre fonti concordano -
ai Lawrence aveva affittato solo una casa.
Non mancheranno nelle
settimane successive negazioni e smentite su altri quotidiani: quella
di Madeline Merlini, da “La Stampa”, potrà rintracciarsi in
questo stesso blog ( http://salvatoreloleggio.blogspot.it/2016/04/non-era-un-bersagliere-lamante-di-lady.html?spref=fb ). (S.L.L.)
Angelo Ravagli nel 1923, quand'era bersagliere |
Buone notizie per i latin
lovers: l'amante di Lady Chatterley, il solitario e sanguigno
Mellors, protagonista del celebre e, per l'epoca, tanto scandaloso
romanzo di David Herbert Lawrence, era un italiano.
E, oltre che italiano,
era anche un capitano dei bersaglieri.
La notizia, adombrata
pochi anni fa da qualche critico letterario (molti si sono chiesti
chi fosse questo misterioso amante, anche se la sua identità non
riveste poi uno strepitoso valore letterario), è ora confermata da
una raccolta di lettere scritte nel 1925 (il romanzo è del '26)
dallo stesso Lawrence. La raccolta, scoperta presso un antiquario di
Londra, verrà presentata in anteprima al trentaduesimo congresso
filatelico italiano in programma sabato e domenica prossima a
Spotorno, dove Lawrence compose il suo peccaminoso romanzo.
Il bersagliere-amante si
chiamava Angelo Ravagli. Il "capanno" in cui incontrava la
bionda e sensuale lady stanca di un marito assai poco incandescente,
era in realtà il suo castello (di Spotorno, appunto), un vasto
quadrilatero che risale al 1100 e che oggi appartiene agli eredi. Un
film girato negli Stati Uniti, ma non ancora arrivato in Italia,
sancirà infine anche cinematograficamente l'identità del latin
lover. Protagonisti sono Ava Gardner e Maurizio Merli, nella
parte del guardiacaccia Mellors, che nella vicenda cinematografica si
chiama appunto Angelo Ravagli. Nessuno, di solito, pensa ai
bersaglieri in termini erotici. Anche a rievocare gli entusiasmi di
Porta Pia, anche a volersi sentire deamicisianamente patriottici,
immaginando sfilate di corsa con le penne al vento, il tricolore che
garrisce e le ragazze ridenti che lanciano fiori, l'eros rimane
lontano. "Quando passano per via/ gli animosi bersaglieri/ sento
affetto e simpatia/ pei gagliardi militari", recita una
canzoncina dei primi del secolo. Affetto e simpatia, appunto; e
magari un lungo fidanzamento, scandito da lettere d'amore un po' di
maniera, con qualche "ti scrivo questa mia per farti sapere che
ti penso sempre". Forse, qualche "grado" più alto,
azzardava qualche pudico dannunzianesimo: "mia adorata...
l'attesa mi consuma".
La "gagliardia"
dei bersaglieri si traduce di solito, nell'immaginario collettivo, in
imprese ginniche: cerchi di fuoco saltati a parate fasciste,
biciclette, avanzate di corsa al suono di "Tripoli, bel suol
d'amore...". L' amore, se fa capolino in queste fantasticherie,
è piuttosto del tipo del film Amore e ginnastica: baffi a
manubrio, magliette a righe, contorsioni dagli "anelli".
Invece, ecco: ci sono (e comunque ci sono stati) bersaglieri
decisamente, audacemente erotici.
Così era senza dubbio
l'affascinante Mellors-Ravagli, che a Lady Chatterley intrecciava i
peli sul pube. Essa gli correva davanti, nuda, sui prati fra le
vigne, e poi egli la conduceva a intensi incontri d' amore, quasi
fauneschi, scarsi di parole, nel capanno-castello. Oltre che dotato
di una forte carica erotica, questo bersagliere-amante sapeva anche
essere, nei lontani Anni Venti, audacemente non conformista. Erano
infatti gli anni delle alcove, delle lampade velate, delle cineserie,
delle vestaglie di seta e di velluto dei profumi d'incenso, degli "o
mia divina" e insomma di tutte le possibili dannunzierie.
Il capitano di Spotorno,
invece, era evidentemente un uomo che amava l'amore gioioso e pagano
dell'aria aperta. Erba, il luccichio della riviera e un corpo nudo di
donna fra gli alberi e i vigneti, "prima" del capanno. Era
anche un uomo a cui, nel fare l'amore, piaceva giocare: dà veri e
propri nomi agli organi sessuali, li anima, li fa vivere di una vita
autonoma. Cose che questo secolo in realtà al suo inizio ancora
tanto vittoriano (quando Lawrence scriveva si portavano ancora i
cappelli a cilindro, e Wilhelm Reich veniva bollato come eretico
della psicoanalisi), avrebbe pubblicamente, coralmente scoperto solo
nei Favolosi Anni Sessanta, o negli "ecologici" Anni
Settanta.
Dopo il 1930, quando
Lawrence morì, Ravagli ne sposò la vedova. Un bersagliere-amante
che non aveva paura di nulla: nemmeno delle istituzioni.
“la Repubblica”,18
maggio 1984
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