6.6.14

La disciplina (Antonio Gramsci)

Più leggo (o rileggo) Gramsci, più mi convinco della straordinaria forza di un pensiero che si fa parola e progetto, del grande vigore letterario oltreché filosofico e politico delle sue riflessioni, perfino di quelle giovanili e occasionali, sollecitate da polemiche giornalistiche o da esigenze di propaganda. Queste, sulla disciplina, erano inserite in quel numero unico, “La città futura”, che Gramsci curò per la federazione giovanile piemontese del Partito socialista. Mi ricordano alcuni brani dello "Zibaldone": al livello di Gramsci nella modernità vedo solo Leopardi. (S.L.L.)
In una delle Novelle della Jungla Rudyard Kipling mostra in atto ciò che sia la disciplina di un forte Stato borghese. Tutti obbediscono nello Stato borghese. I muli della batteria al sergente di batteria, i cavalli ai soldati che li cavalcano. I soldati al tenente, i tenenti ai colonnelli dei reggimenti; i reggimenti a un generale di brigata; le brigate al viceré delle Indie. Il viceré alla regina Vittoria (ancor viva quando Kipling scriveva). La regina dà un ordine, e il viceré, i generali, i colonnelli, i tenenti, i soldati, gli animali, tutti si muovono armonicamente e muovono alla conquista. A uno spettatore indigeno di una parata militare il protagonista della novella dice: «Poiché voi non sapete fare altrettanto, siete nostri sudditi». La disciplina borghese è l'unica forza che mantenga saldo l'aggregato borghese.
Bisogna a disciplina contrapporre disciplina. Ma la disciplina borghese è cosa meccanica ed autoritaria, la disciplina socialista è autonoma e spontanea. Chi accetta la disciplina socialista vuol dire che è socialista o vuole diventarlo più compiutamente, inscrivendosi al movimento giovanile se è un giovanetto. E chi è socialista o vuole diventarlo non ubbidisce: comanda a se stesso, impone una regola di vita ai suoi capricci, alle sue velleità incomposte. Sarebbe strano che mentre troppo spesso si ubbidisce senza fiatare a una disciplina che non si comprende e non si sente, non si riesca a operare secondo una linea di condotta che noi stessi contribuiamo a tracciare e a mantenere rigidamente coerente. Poiché è questo il carattere delle discipline autonome: essere la vita stessa, il pensiero stesso di chi le osserva. La disciplina che lo Stato borghese impone ai cittadini fa di questi dei sudditi, che si illudono di influire sullo svolgersi degli avvenimenti. La disciplina del Partito socialista fa del suddito un cittadino: cittadino ora ribelle, appunto perché avendo acquistato coscienza della sua personalità, sente che questa è impastoiata e non può liberamente affermarsi nel mondo. 

da «La Città futura», numero unico della Federazione giovanile socialista piemontese, febbraio 1917; ora in Scritti giovanili 1914-1918, Einaudi 1958

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