Più leggo (o rileggo)
Gramsci, più mi convinco della straordinaria forza di un pensiero
che si fa parola e progetto, del grande vigore letterario oltreché
filosofico e politico delle sue riflessioni, perfino di quelle
giovanili e occasionali, sollecitate da polemiche giornalistiche o da
esigenze di propaganda. Queste, sulla disciplina, erano inserite in quel
numero unico, “La città futura”, che Gramsci curò per la federazione
giovanile piemontese del Partito socialista. Mi ricordano alcuni brani dello "Zibaldone": al livello di Gramsci nella modernità vedo solo Leopardi. (S.L.L.)
In una delle Novelle
della Jungla Rudyard Kipling mostra in atto ciò che sia la
disciplina di un forte Stato borghese. Tutti obbediscono nello Stato
borghese. I muli della batteria al sergente di batteria, i cavalli ai
soldati che li cavalcano. I soldati al tenente, i tenenti ai
colonnelli dei reggimenti; i reggimenti a un generale di brigata; le
brigate al viceré delle Indie. Il viceré alla regina Vittoria
(ancor viva quando Kipling scriveva). La regina dà un ordine, e il
viceré, i generali, i colonnelli, i tenenti, i soldati, gli animali,
tutti si muovono armonicamente e muovono alla conquista. A uno
spettatore indigeno di una parata militare il protagonista della
novella dice: «Poiché voi non sapete fare altrettanto, siete nostri
sudditi». La disciplina borghese è l'unica forza che mantenga saldo
l'aggregato borghese.
Bisogna a disciplina
contrapporre disciplina. Ma la disciplina borghese è cosa meccanica
ed autoritaria, la disciplina socialista è autonoma e spontanea. Chi
accetta la disciplina socialista vuol dire che è socialista o vuole
diventarlo più compiutamente, inscrivendosi al movimento giovanile
se è un giovanetto. E chi è socialista o vuole diventarlo non
ubbidisce: comanda a se stesso, impone una regola di vita ai suoi
capricci, alle sue velleità incomposte. Sarebbe strano che mentre
troppo spesso si ubbidisce senza fiatare a una disciplina che non si
comprende e non si sente, non si riesca a operare secondo una linea
di condotta che noi stessi contribuiamo a tracciare e a mantenere
rigidamente coerente. Poiché è questo il carattere delle discipline
autonome: essere la vita stessa, il pensiero stesso di chi le
osserva. La disciplina che lo Stato borghese impone ai cittadini fa
di questi dei sudditi, che si illudono di influire sullo svolgersi
degli avvenimenti. La disciplina del Partito socialista fa del
suddito un cittadino: cittadino ora ribelle, appunto perché avendo
acquistato coscienza della sua personalità, sente che questa è
impastoiata e non può liberamente affermarsi nel mondo.
da «La Città futura», numero unico della Federazione giovanile socialista piemontese, febbraio 1917; ora in Scritti giovanili
1914-1918, Einaudi 1958
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