23.6.14

La dignità animale (Marco Mazzeo)

Foto di Dani Purcaru
Il viaggiatore che abbia la ventura di aggirarsi nei pressi della stazione Termini di Roma e ne approfitti per sedersi su uno dei pochi autobus in circolazione aspettandone la partenza, con un po’ di fortuna avrà la possibilità di percepire un ticchettio discreto ma distinto. Girando lo sguardo, constaterà con sorpresa e un qualche sgomento che il suono metallico non è prodotto da orologi ferroviari o da qualche molesto dispositivo elettronico ma da enormi corvi neri.
I pennuti si aggirano sull’asfalto picchiettandolo con artigli talmente grandi da far riecheggiare i propri passi nella piazza. Non c’è dubbio che in circostanze come queste gli animali, gli animali non umani cioè tutti gli animali che noi non siamo, sono in grado di fare capolino nella nostra esistenza e guardarci in modo inquietante.
È proprio questa esperienza di familiarità estraniata, quella che Freud chiama l’esperienza del «perturbante», uno dei cardini sul quale ruota il libro di Massimo Filippi e Filippo Trasatti, Crimini in tempo di pace. La questione animale e l’ideologia del dominio (elèuthera, 2013). Non si tratta del solito pamphlet animalista pieno di buoni sentimenti e di sovrana indifferenza per il rigore teorico e il destino di un mondo votato allo sfruttamento. È invece un libro elegante, che lavora sulla pittura di Lorenzo Lotto, la letteratura di Clarice Lispector e la filosofia di Giorgio Agamben senza preoccupazioni di ordine accademico-disciplinare. Ma è anche un libro duro, che non fa sconti, perché impietoso innanzitutto con il movimento animalista spesso troppo attento alla sola condizione degli organismi non umani e troppo convinto che sia opportuno lasciare a una fantomatica «fase due» la liberazione dei sapiens. «Il movimento animalista» – chiariscono Filippi e Trasatti – dovrebbe abbandonare uno dei suoi dogmi più consolidati, quello secondo cui l’oppressione animale precede sempre, ontologicamente e temporalmente, quella sugli umani». Per segnare questo percorso teorico il libro sceglie la strada più diretta e, come spesso accade, la più impervia.

Alias-talpa – il manifesto, 20 ottobre 2013

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