Rosa Balistreri |
Espressioni del tipo “come Dio
vuole” o “come Dio comanda” in continente, specialmente nel
Centro Italia, indicano una cosa ben fatta, le asole cucite con cura
meticolosa, la coratella cucinata secondo le migliori tradizioni, le
lasagne della domenica tirate a mano, il lavoro artigianale a regola
d'arte. Al mio paese, come in altri della Sicilia, “comu voli
Diu” è, al contrario, una cosa fatta in fretta in furia,
arraffazzonata, senza alcuna attenzione ai particolari. Una pasta al
forno “comu voli Diu” manca di qualche ingrediente
essenziale o è stata fatta bruciare, riparati “comu voli Diu”
sono i calzoni che mostrano la pezza e un lavoro di muratura è “comu
voli Diu” se presenta irregolarità o lascia presagire
cedimenti.
Questo significato
negativo dell'espressione deriva dai tradizionali costumi
matrimoniali, che prevedevano nozze riparatrici quando vi fosse stato
ratto o fuga d'amore. Può usarsi, a mo' d'illustrazione, un noto
canto popolare che Rosa Balistreri ha fatto conoscere anche fuori dai
confini della Sicilia: Mamma, vi l'aiu persu lu rispetto (“Mamma,
ho perduto il rispetto per voi”). Canta una ragazza che
dalla finestra ha fatto salire in camera sua l'innamorato e ora
intende andar via con lui (“ni 'nni fuiemu dirittu dirittu”,
ce ne fuggiamo dritti dritti). “Po' – aggiunge
in stile formulare – comu voli Diu m'a maritari”,
poi come vuole Dio dovrò sposarmi. Le nozze “come vuole Dio”,
cui si convolava dopo la fuitina, erano in verità un
matrimonio celebrato di prima mattina, quasi di nascosto, senza abito
bianco, senza addobbi e fiori in chiesa, senza invitati e regali,
senza mangiate e bevute per parenti e amici. Nel
matrimonio “comu voli Diu”
non c'era nulla, neanche l'omelia del parroco, e perciò non dava
soddisfazione; ma poteva comportare qualche vantaggio. In
particolare si evitava il trattenimento, che per il numero dei
convitati generalmente alto comportava
una spesa importante e veniva perciò chiamato spinnaglia.
Accadeva così che tra i più poveri si organizzasse una finta
fuitina proprio per
ridurre al minimo la dote e le spese per il trattenimento, che nel
mio paese toccavano alla famiglia della sposa e contribuivano alla
rovina dei padri di molte figlie.
Il
mutamento di costumi ha fatto sì che, mentre le cose fatte “comu
voli Diu” restano tante in
ogni campo (penso alle riforme operate dalla politica, tipo quella
dell'età pensionabile con i suoi “esodati”), di nozze “comu
voli Diu” non se ne celebrino
più, stante la pratica, anche in Sicilia diffusissima, della
“convivenza” senza matrimonio. Sopravvive il modo di dire, ma non
c'è più traccia dell'usanza che lo ha originato.
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