Anche se non freschissimo
(è di fine aprile) l'articolo di Stefano De Cenzo sul penultimo
“micropolis” è attualissimo. Ha al centro il revanscismo
educativo dei clericali, alimentato dalla sistematica propaganda
mediatica, specie della tv di Stato, attraverso la costruzione del
mito del papa gentile e l'affidamento alla “preterìa”, storica
negatrice delle libertà, di una sorta di “monopolio dei valori”.
La pressione sulle scuole dei nuovi “crociati” rischia peraltro
di distruggere quel che resta della scuola. (S.L.L.)
Non si placano le feroci
polemiche in merito alla distribuzione in diverse scuole d’Italia
degli opuscoli promossi dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni
razziali (Unar), che fa capo al Dipartimento per le Pari opportunità
della Presidenza del Consiglio dei ministri, nell’ambito della
“Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle
discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità
di genere 2013-2015” avviata nell’era Monti dall’allora
ministro Fornero e poi definita dal governo Letta.
L’ennesima offensiva
reazionaria, guidata da clericali ed ex fascisti, e sostenuta da un
ampio schieramento di media che va dal Corriere della sera ad
Avvenire, passando per l’immancabile Libero (che proprio in questo
mese nella sua versione online ha “strillato” nel suo solito
inconfondibile stile di lezioni di sesso anale in un istituto
di Reggio Emilia), ha dato i suoi frutti, costringendo il ministero
dell’Istruzione ad ordinare il ritiro dei materiali con la
giustificazione che l’Unar abbia agito di propria iniziativa senza
alcuna autorizzazione da Viale Trastevere, concetto ribadito dal neo
ministro Giannini in una intervista rilasciata proprio al quotidiano
della Cei il 18 aprile scorso.
La levata di scudi contro
quella che viene definita con disprezzo teoria gender o, se
preferite, promozione della omosessualità, d’altronde, si
inserisce in un contesto più ampio che riguarda la ferma opposizione
al disegno di legge Scalfarotto contro l’omofobia, peraltro
approdato in Senato in forma assai edulcorata rispetto all’originale,
così come quella alla fecondazione eterologa, come dimostrano le
reazioni contrariate seguite all’ultimo pronunciamento della Corte
costituzionale che ha smantellato un altro pezzo della tanto discussa
Legge 40.
Un sentire che ha trovato
espressione, tra l’altro, nel cosiddetto movimento delle Sentinelle
in piedi, anche se loro, dal proprio sito online, precisano di
non essere né un movimento né un’associazione piuttosto una
“resistenza di cittadini che vigila su quanto accade nella società
e sulle azioni di chi legifera denunciando ogni occasione in cui si
cerca di distruggere l’uomo e la civiltà”. Si tratta della
derivazione nostrana de Les Veilleurs (Le Vedette o I
Veglianti) movimento sorto in Francia nel 2013 contro la legge sul
matrimonio gay. Il loro slogan è: “Ritti, silenti e fermi vegliamo
per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia
naturale fondata sull’unione tra uomo e donna”. E così
organizzano veglie nelle piazze delle città italiane in cui si
presentano ciascuno con un libro aperto da leggere “simbolo della
formazione permanente”. Il 29 marzo l’happening ha toccato Piazza
della Repubblica, a Perugia, dove non sono mancate contestazioni.
Ma i neo oscurantisti
umbri si sono mossi tempestivamente anche nello specifico della
scuola come hanno dimostrato gli strali lanciati contro le presunte
favole gay (vedi “micropolis”, febbraio) e come conferma il
decalogo stilato dal Forum delle associazioni familiari dell’Umbria,
pubblicato sul proprio sito, e significativamente intitolato Dodici
strumenti di autodifesa dalla “teoria del gender” per genitori
con figli da 0 a 18 anni. Dopo averlo letto più volte –
soprattutto in rapporto ai “famigerati” opuscoli Unar (anch’essi
facilmente reperibili in rete) - per quanto ci sforziamo non
riusciamo a definirlo se non come l’ennesimo bando di una nuova
crociata contro il Male, nei contenuti e nei toni. Valgano solo
alcuni stralci.
“Cosa fare prima di
scegliere la scuola per i vostri figli.
1 […] verificate con
cura i piani dell’offerta formativa (Pof ) e gli eventuali progetti
educativi (Pei) della scuola, accertandovi che non siano previsti
contenuti educativi mutuati dalla teoria del gender. Le parole
chiave a cui prestare attenzione sono: educazione all’affettività,
educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi,
relazioni tra i generi o cose simili, tutti in nomi sotto i quali
spesso si nasconde l’indottrinamento del gender […]
Cosa fare durante
l’anno scolastico.
4. Visitate spesso il
sito internet della scuola per verificare che il gender non passi
attraverso ulteriori lezioni extracurricolari (es. Assemblee di
istituto o altra attività straordinarie) […]
Cosa fare se la scuola
organizza lezioni o interventi sul gender per gli studenti.
6. Date l’allarme!
Sentite tutti i genitori degli studenti coinvolti e convocate
immediatamente una riunione informale aperta anche agli insegnanti
[…] 9. Informate immediatamente le associazioni dei genitori del
territorio e il forum delle associazioni familiari e, eventualmente,
i consiglieri comunali e regionali del vostro territorio o i vostri
parlamentari di riferimento”.
E così via. La
conclusione è perentoria: se la scuola insisterà nel proporre
simili attività, nonostante anche la presentazione di una istanza di
sospensione al dirigente scolastico, in nome dell’art. 30 della
Costituzione, “nelle sole ore in cui si svolgeranno tali lezioni
terrete i vostri figli a casa”.
Il testo, come si vede,
parla da solo, tuttavia non è superfluo, crediamo, fare alcune
considerazioni. La prima. Non siamo di fronte ad una componete
minoritaria oltranzista: il forum infatti raccoglie un ampio
ventaglio di associazioni, ben 26, tra cui Cl, Movimento per la vita,
Azione cattolica, ma anche le Acli e il Circolo Giorgio La Pira.
D’altronde, come ricordavamo prima, è questa la posizione della
Cei e i recenti interventi di Bagnasco lo dimostrano. Si tratta di un
aspetto importante da tenere a mente proprio in questo momento di
generale infatuazione per Papa Francesco e ci farebbe piacere in
proposito sentire che cosa ne pensano i tanti, siamo convinti,
credenti che continuano a pensare ad una chiesa caratterizzata, al
contrario, dall’apertura all’altro, al diverso da sé.
La seconda riguarda più
direttamente il tema dell’educazione e dell’istruzione che ad
esso si lega. Nella scuola pubblica la cosiddetta partecipazione
democratica frutto delle spinte del ‘68 e sancita con i decreti
delegati del 1974 è ormai, da almeno un ventennio, un inutile
simulacro. Al suo posto una presenza dei genitori sempre più
individualista e vertenziale (ogni occasione è buona per fare un
ricorso o una denuncia) che trae sostegno dal generale discredito,
alimentato ad arte dai media, di cui gode l’istituzione. La scuola
abbandonata a se stessa non è in grado di reggere pressioni come
quella in questione. E’ necessario riaffermare, a dispetto dei
tanti forum delle famiglie, che il diritto all’educazione dei
propri figli, sancito dalla Costituzione, non si può certo tradurre
in diritto all’intolleranza e che la scuola, almeno quella
pubblica, ha al contrario, proprio il compito di favorire l’incontro
delle diversità. Sapranno i nostri attuali governanti dire una
parola chiara e netta in proposito? Ne dubitiamo fortemente.
micropolis, aprile 2014
micropolis, aprile 2014
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