Skoda. Una Popular sportiva degli anni Trenta del 900 |
In difficoltà dopo la
drammatica fine della Prima Guerra Mondiale, la Laurin & Klement
approda successivamente nelle potenti braccia della Skodovy Zavody di
Pilsen, specializzata nella produzione di armi, e nel 1925 ne diventa
in pratica la branca automobilistica, dando vita alla Skoda, con il
simbolo della freccia alata. Modelli utilitari e di prestigio, con il
comune denominatore dell’alta qualità, danno respiro
internazionale alla casa: dalla piccola Popular alla mastodontica sei
cilindri Superb, negli anni Trenta la scalata al successo è rapida.
Ma tutto si ferma con l’invasione nazista, il secondo conflitto e
l’inevitabile riconversione bellica.
Dopo il 1945, la
rinascita avviene nell’ambito dei quadro pianificato del blocco
sovietico, che assegna alla Skoda un ruolo importante nella
fabbricazione di armamenti, del resto un po’ nel Dna del marchio,
ma che non mortifica del tutto anche la vocazione civile alle quattro
ruote. Anzi, la casa ceca sarà l’unica, fra quelle dell’est
continentale, a potersi confrontare dignitosamente con la travolgente
crescita dell’industria automobilistica dell’occidente e, almeno
fino all’inizio degli anni Sessanta e nelle categorie inferiori,
senza eccessivi complessi d’inferiorità.
Abbandonata, infatti,
l’obsoleta Octavia, nel 1964 con la 1.000 MB (una quattro porte con
meccanica “tutto dietro” e potenza di 42 Cv, nata per fare da
contraltare al Maggiolino Volkswagen), l’azienda con sede a Mlada
Boleslav non solo provoca qualche vagito di motorizzazione nei paesi
del “socialismo reale”, ma ottiene risultati discreti a livello
internazionale, offrendo vetture solide, più spaziose delle normali
utilitarie italiane o francesi e talvolta a prezzi perfino inferiori.
Non vengono disdegnate neppure le competizioni, tanto che, in forma
simpaticamente paradossale, in Gran Bretagna la curiosa versione
Coupè 1.300 della Skoda, siglata 130, verrà spesso citata, in
considerazione di una vaga somiglianza tecnica, come “la più
economica delle Porsche”.
D’altra parte, i
progressi nel campo delle compatte faranno passi da gigante nel
ventennio tra i Settanta e i Novanta, mentre le auto cecoslovacche
resteranno sempre le stesse... Un ultimo scatto di ottimismo della
volontà si concretizza nel 1988, quando con la nuova Favorit, a
trazione anteriore e complice la carrozzeria Bertone, la Skoda,
ancora socialista, cercherà di tornare al passo con i tempi: ma
alcune componenti tecniche fondamentali sono d’epoca, come del
resto gli stessi sistemi costruttivi, e la svolta non c’è.
In un paio d’anni comunque, con il tramonto dell’Unione Sovietica e della sua sfera d’influenza, si consuma il passaggio che per la marca ceca, significa anche l’assorbimento da parte del colosso Volkswagen e, dal 1991, la piena integrazione nella sua gamma.
In un paio d’anni comunque, con il tramonto dell’Unione Sovietica e della sua sfera d’influenza, si consuma il passaggio che per la marca ceca, significa anche l’assorbimento da parte del colosso Volkswagen e, dal 1991, la piena integrazione nella sua gamma.
Postilla
Le notizie sono tratte da Autocritica, supplemento a "il manifesto", gennaio 2004
Nessun commento:
Posta un commento