Luigi Longo |
Questo testo era
contenuto nel rotocalco mensile “I Comunisti”, diretto da Sandro
Curzi, che veniva diffuso gratuitamente dal Pci tra gli attivisti e
nelle sezioni più combattive, nel numero di novembre 1966, come
appello per l'apertura del tesseramento 1967 e della campagna per il
reclutamento di nuovi iscritti. A me l'argomentare di Longo, diretto
ed efficace, sembra una realizzazione concreta di quella “semplicità
difficile a farsi”, che secondo Brecht era l'essenza del comunismo.
Considero il “postarlo” un contributo alla conoscenza dei
comunisti italiani per com'erano, per come pensavano, parlavano e
scrivevano, e non per le deformazioni e il fango interessatamente
gettato su una storia di lavoratori e su un ideale di liberazione
umana. Aggiungo, come considerazione personale e sentimentale, che a
quell'appello risposi e che quella del 1967 fu la mia prima tessera
del Pci (alla Fgci m'ero iscritto nel 1965). Benché in questo momento sia
complicato trovarla e perfino cercarla, so che è ben conservata qui
nella mia casa di Perugia, tra gli oggetti più cari della memoria.
(S.L.L.)
Molti si chiedono cosa
significa iscriversi al P.C.I., cosa significa diventare un militante
attivo della causa del movimento operaio, diventare un protagonista
della vita di una organizzazione di lotta per il socialismo.
Iscriversi al Partito significa per l'operaio, per il contadino, per
il tecnico uscire da una condizione immediata che lo rende oggetto
passivo della politica delle classi dominanti per diventare
protagonista attivo e cosciente di un movimento generale di lotta per
il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e per la
liberazione dell'uomo dallo sfruttamento.
L'operaio, il tecnico che
il padrone vorrebbe chini sulle macchine, chiusi nel reparto; il
contadino il cui orizzonte dovrebbe limitarsi ai confini del
campicello, entrando nel Partito si sollevano al di sopra dei confini
angusti del reparto, della fabbrica, del campo; il loro orizzonte si
allarga a tutti i problemi della vita della società italiana e
dell'organizzazione del mondo: diventano classe dirigente, discutono
i problemi generali dell'uomo e della società.
Oggi in particolare,
iscriversi al Partito comunista, significa combattere ogni forma di
svuotamento della democrazia, di impoverimento della partecipazione
attiva e diretta delle masse alle scelte generali della vita
economica sociale e politica del paese; significa opporsi alla
tendenza di far decidere tutto dall'alto, dal governo e dal
sottogoverno; significa impedire che la democrazia perda vigore e
diventi una finzione perdendo l'apporto indispensabile della presenza
viva delle masse popolari.
Il rafforzamento del
nostro Partito coincide, quindi, con la difesa e il rafforzamento
della democrazia in generale, e con la difesa delle condizioni
immediate, elementari di tutti coloro che vivono del proprio lavoro.
Iscriversi al nostro
partito significa anche, in questo momento particolare, mettersi a
fianco dei gloriosi combattenti del Vietnam, significa scegliere la
forza di pace più conseguente, significa quindi rinnovare la propria
scelta internazionalista per la pace e la libertà dei popoli. Mentre
il mondo ancora una volta è sull'orlo dell'abisso di una nuova
guerra, mentre nel Vietnam gli imperialisti americani mitragliano,
torturano, uccidono uomini e donne, vecchi e bambini, i comunisti
sentono che ancora una volta spetta a loro assumersi la
responsabilità di difendere la pace, le sorti della civiltà umana e
della dignità dei popoli.
Noi comunisti ci
rivolgiamo quindi a tutti gli uomini offesi e colpiti da una società
nemica, a tutti chiediamo un comune impegno ideale e politico per la
costruzione di una società nuova e per l'edificazione di un nuovo
ordine internazionale in cui siano eliminati la rapina, lo
sfruttamento dei popoli, l'arbitrio e l'umiliazione dell'uomo.
A tutti vogliamo
infondere la fiducia e la certezza che le cose possono cambiare, che
è possibile costruire una società nuova, in cui l'uomo divenga
signore della società e della natura, utilizzi la scienza e la
tecnica e non ne sia strumento e schiavo. Ma tutto ciò non viene da
solo: l'avvenire — noi lo sappiamo — si conquista e si costruisce
con l'azione e la lotta di ogni giorno. Si conquista solo se siamo in
molti, se siamo uniti, se l'intelligenza, la volontà e le
aspirazioni di ognuno di noi si traducono in azione politica e lotta
collettiva, se il partito riesce ogni giorno a farsi animatore
dell'azione unitaria delle masse.
Dico queste cose che,
forse, potranno sembrare superflue, ma non lo sono. L'avversario
nostro cerca oggi, con ogni mezzo, profittando delle asprezze e
difficoltà che le forze del progresso e della pace devono
affrontare, di seminare sfiducia, stanchezza, rinuncia all'azione
organizzata. A questo attacco dell'avversario rispondiamo con la
nostra presenza, con la lotta di chi non disarma, ricordando, non
solo la necessità delle battaglie sulle rivendicazioni immediate,
ma, anche, l'indissolubile legame che esiste tra queste e la
prospettiva più generale di una società più giusta, più libera,
più umana.
"I Comunisti", Anno II n.5, novembre 1966
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