Ancora preistorica in pietra di circa 50 chilogrammi recuperata dalla Guardia di Finanza di Alghero nel 2012 |
In un vecchio numero del
“Calendario del Popolo”, in un articolo non firmato trovo una
sorta di storia dell'àncora non molto approfondita, ma utile per un
primo approccio. (S.L.L.)
Da tempo immemorabile
l'ancora rappresenta il simbolo della marineria. Si può dire anzi
che essa costituisca addirittura il simbolo più popolare e più
universalmente usato: campeggia su stemmi e su bandiere, sul berretto
degli ammiragli e su quello dei bagnini, sulle spalline degli
ufficiali e sulle magliette dei bambini, è stampata sulle liste dei
ristoranti specializzati in manicaretti a base di pesce ed è tatuata
sulle braccia muscolose dei pescatori. Gli psicanalisti direbbero che
la ragione del suo enorme successo va ricercata nel fatto che alla
ancora è associata una sensazione di sicurezza e quindi di
distensione e di protezione, atta a correggere quel senso di
insicurezza che è tipico dell'uomo, nonostante le sue arie di
dominatore e di re della natura. Ma, a parte ogni interpretazione più
o meno valida, bisogna riconoscere che l'ancora ha esercitato un
notevole fascino su tutti i popoli e in tutte le epoche e che, se il
suo simbolo stilizzato fosse stato inventato da un designer,
questi sarebbe senz'altro diventato il più ricercato pubblicitario
del mondo.
Considerando la cosa da
un punto di vista storico, dobbiamo invece constatare che
l'ancoraggio rappresenta una tecnica relativamente recente. L'arte
della navigazione nacque circa 7.000 anni fa, ma per migliaia e
migliaia di anni gli antenati dei nostri marinai furono costretti a
sobbarcarsi l'ardua fatica di trascinare la loro nave sulla riva
quando giungevano a destinazione o quando dovevano mettersi al riparo
dalla furia dei venti e degli elementi. All'inizio la nave veniva
portata in secca a forza di braccia; successivamente fu inventato una
specie di argano che, con l'aiuto di robuste corde, consentiva di
risparmiare tempo e fatica. Questo tipo di argano viene usato ancor
oggi in molti villaggi di pescatori e negli squeri in cui vengono
effettuate le riparazioni delle imbarcazioni di piccolo cabotaggio.
Quando è stata inventata
l'ancora, e da chi? E questa una domanda a cui è impossibile dare
una risposta. Sappiamo solo, grazie a un geroglifico egiziano, che
nel 1500 a.C. i navigatori usavano una rudimentale ancora costituita
da una grossa pietra forata che veniva fissata alla nave per mezzo di
una corda (fig.l). Si trattava evidentemente di un primo tentativo e
piuttosto mal riuscito; perché su un sottofondo marino molle e
fangoso un'ancora del genere finiva fatalmente per impantanarsi,
mentre su un sottofondo compatto correva il rischio di venir
trascinata dalle correnti. Un notevole miglioramento fu ottenuto
intorno al 1000 a.C. con l'introduzione dell'ancora di legno,
appesantita da sassi (fig. 2). Il suo uncino si fissava sul
sottofondo impedendo il trascinamento o l'affondamento dell'asse
principale dell'ancora, ma naturalmente non doveva essere sottoposto
a trazione o a sforzi eccessivi; quindi non poteva essere usata in
alto mare dove più forte è l'azione dei venti e delle correnti.
La situazione migliorò
radicalmente con l'avvento dell'era dei metalli. Sembra che la prima
ancora metallica sia stata realizzata dagli indiani intorno al 700
a.C. Per evitare un eccessivo insabbiamento dovuto alla pesantezza
del nuovo materiale impiegato, essa venne munita di un secondo
braccio simmetrico, ma privo di macinatura (fig. 3). Questo tipo di
ancora fu usato, con lievi modifiche, fino al 1821, quando la
costruzione di vascelli più pesanti e l'introduzione di argani più
potenti permisero l'utilizzazione di un nuovo modello a uncini
simmetrici atti ad aderire fortemente al sottofondo marino. Di questo
modello vennero successivamente elaborate più di 100 varianti per
arrivare poi all'«ancora Gruson» (fig. 4) oggi comunemente usata su
quasi tutte le navi che solcano i mari del mondo.
La storia dell'ancora non
finisce tuttavia così. Nel 1939 l'ingegnere inglese Danforth
brevettò un tipo di ancora particolarmente adatta ai fondali
melmosi, che è adottata da numerose marine come ancora supplementare
o ancora «leggera» da usarsi in particolari circostanze.
La tecnica
dell'ancoraggio è diventata oggi una specie di scienza, retta da
leggi matematiche ben precise che indicano ai comandanti delle navi
quante e quali ancore devono essere messe in opera in relazione ai
venti, alla velocità delle correnti, alla natura dei fondali e al
peso della nave. Ma, nonostante questa razionalizzazione e questa
codificazione burocratica del suo impiego, l'ancora non ha cessato di
esercitare su quanti amano il mare il suo primitivo fascino poetico.
"Calendario del popolo" n.317, marzo 1971
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