Maurizio Landini e la
Fiom hanno proposto la costituzione di una coalizione sociale ovvero
di una rete di associazioni che si opponga al governo Renzi e alle
sue politiche, all’austerità dell’Unione europea, agli effetti
perversi della crisi e che ricomponga il mondo del lavoro: da quello
dipendente a quello autonomo e precario. Dalla coalizione sono
escluse le forze politiche che oggi si collocano a sinistra del Pd,
individuate come una sorta di zavorra: piccole, autoreferenziali,
ininfluenti, rissose. Il nuovo aggregato non si propone di
presentarsi alle elezioni, ma di agire come collante nella società,
unendo quello che la crisi ed i governi dell’ultimo quinquennio
hanno diviso. Il 28 marzo a Roma ci sarà il primo appuntamento in
piazza che avvierà un percorso - speriamo - fruttuoso. Le reazioni
all'iniziativa di Landini sono state o di rassegnata adesione (Sel e
Prc) o di stizzito e impaurito dissenso (sinistra Pd e Cgil) o di
sufficienza (Renzi e i suoi). E tuttavia con la coalizione, specie se
prenderà corpo, tutti dovranno fare i conti.
E’, peraltro, forse,
l’unico modo per ricostruire una sinistra decente. Lo abbiamo
scritto più volte: se non si coniugano esperienze sociali, momenti
di conflitto, luoghi di riflessione culturale è difficile pensare di
ricostruire un tessuto capace di opporsi alle ideologie e alle
politiche dominanti. L’ultimo ventennio ha prodotto un deserto in
cui campeggiano macerie che è bene sgombrare. Non ci sono
scorciatoie, è necessario un lavoro lungo e paziente. Insomma non
siamo più alle esperienze del Novecento, siamo tornati agli albori
del movimento operaio. Se qualcosa nascerà sarà il frutto di
pratiche politico-sociali e di forme di sperimentazione culturale.
Contano assai più momenti di opposizione in fabbrica, battaglie per
i beni comuni, la costruzione di luoghi di democrazia economica, una
rete diffusa di giornali, riviste e circoli culturali che la
partecipazione ad appuntamenti elettorali, semmai in coalizione con
il Pd.
Non si tratta di
un’esperienza nuova. A metà del XIX secolo si dissolse il primo
movimento politico operaio di massa della Gran Bretagna, quello
cartista. Per attendere la costituzione di un partito operaio
autonomo si dovette attendere l'inizio del Novecento ed esso sorse da
un mix di organizzazioni sindacali, forme di democrazia cooperativa,
gruppi intellettuali. E’ un po’ la storia di tutti i partiti
socialisti europei, compreso quello italiano, ed è questa la strada
che siamo costretti a percorrere. Speriamo solo che sia più rapida
che in passato.
“micropolis”, 27
marzo 2015
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